Come sempre avviene quando si chiamano a raccolta centinaia di soci, la prossima assemblea di Cattolica si preannuncia calda. L’appuntamento è per il 13 aprile, quando l’unica cooperativa assicurativa quotata a Piazza Affari dovrà nominare il nuovo consiglio di amministrazione e Cattolica al Centro, storica lista in contrapposizione con il vertice, è pronta a dare battaglia. Movimenti che non sembrano però preoccupare l’amministratore delegato della compagnia, Alberto Minali, arrivato al timone a giugno 2017.
Sono 74 le piccole e medie società dell’Aim su cui i fondi Pir 2 possono investire. La nuova normativa, legata a bonus fiscali per chi acquista quote nelle pmi di Piazza Affari, vede i decreti attuativi in via di definizione al Mef, dopo essere stati fermi al Mise per circa un mese, con diversi tecnici al lavoro per allargare il più possibile la platea delle società quotate investibili. In questo senso Cristian Frigerio, analista di 4Aim , ha elaborato un report per MF-Milano Finanza che cerca di far luce su quali sono i titoli dell’Aim che potranno ricevere gli investimenti dei fondi comuni. La norma prevede che non si paghino tasse (con aliquota del 26%) su plusvalenze da cessione e sugli stacchi delle cedole. La differenza fra Pir 1, nati a gennaio 2017, e Pir2, che partiranno a breve, è che l’ultima versione prevede un investimento obbligatorio del 3,5% del capitale in pmi e il 3,5% in fondi di venture capital.
A sgombrare il campo dalle indiscrezioni su un avvicinamento tra Société Générale e Generali ci ha pensato la banca francese, che venerdì 15 ha dato una spiegazione ufficiale del blitz: il 4,97% comprato tra il 7 e l’11 marzo «non ha nulla a che vedere con una qualsiasi posizione strategica», ha precisato una nota, sottolineando come la partecipazione sia il risultato di «classiche transazioni legate alla copertura di operazioni realizzate nel contesto delle attività di mercato». Una puntualizzazione inusuale per una banca storicamente molto attiva nel trading, ma dovuta alle speculazioni montate sul mercato.
Speculazioni in parte giustificate.
Mentre i nuovi rendiconti Mifid II, che metteranno a confronto rendimenti e il dettaglio delle commissioni effettivamente pagate nel 2018, tardano ad arrivare ai risparmiatori, le società di gestione hanno dovuto aggiornare entro febbraio i documenti che fanno parte del kit informativo per la vendita dei fondi. E con la pubblicazione dei dati del 2018 è possibile avere un’anticipazione dei costi applicati ai clienti lo scorso anno, con un paragone con le performance ottenute. Proprio per capire quanto i sottoscrittori di prodotti che si definiscono attivi hanno pagato lo scorso anno, MF-Milano Finanza ha messo sotto la lente le commissioni o fee di oltre 1.200 fondi comuni di diritto italiano (raccolti dalla società di analisi finanziaria Fida), leggendoli alla luce dei rendimenti ottenuti nell’anno (il focus ha considerato i prodotti italiani perché per gli esteri la copertura dei dati non è completa).
Il blocco globale dei voli aerei del modello Boeing più diffuso rischia di dare il via a una serie di sfide imprenditoriali per il colosso aerospaziale, già impegnato a difendere la propria reputazione in seguito al disastro di domenica di uno dei suoi aerei e dalla reazione innescatasi fuori dagli Stati Uniti. Boeing ha più di 100 mila dipendenti in tutto il mondo e una catena di approvvigionamento che si estende su tutto il pianeta. Il motore dell’azienda è alimentato dal contante che deriva dagli ordini per il suo aereo più famoso, il 737 Max. Boeing riceve ordini per oltre 5 mila aerei di linea.

Il singolo medico non deve nominare il Dpo (responsabile della protezione dei dati); per le finalità di cura non si deve chiedere il consenso, mentre ci vuole per refertazione online, fascicolo e dossier sanitario elettronico; medici, farmacie e aziende sanitarie devono compilare il registro dei trattamenti. Sono alcune delle precisazioni fornite dal Garante della privacy (provvedimento n. 55 del 7 marzo 2019) a proposito dell’applicazione in ambito sanitario del regolamento Ue sulla protezione dei dati n. 2016/679. Il professionista sanitario, soggetto al segreto professionale, non deve più richiedere il consenso del paziente per i trattamenti necessari alla prestazione sanitaria richiesta dall’interessato: ciò indipendentemente dal fatto che operi presso uno studio medico oppure all’interno di una struttura sanitaria pubblica o privata (si veda ItaliaOggi del 14/5/2018).
Axa lancia la sua nuova brand promise «Know You Can» (sappi che puoi) con l’obiettivo di diventare un vero partner dei clienti e incoraggiarli a realizzare le proprie ambizioni.

  • SocGen: il 5% di Generali non è strategico
Société Generale prova a sgomberare il campo da ogni dubbio. E all’indomani del filing Consob che annuncia una quota potenziale in Assicurazioni Generali che sfiora il 5%, la banca ha voluto mettere in chiaro che la partecipazione «non ha nulla a che vedere con una qualsiasi posizione strategica» nel capitale della compagnia triestina. La banca francese ha quindi aggiunto che si tratta di «classiche transazioni legate alla copertura di operazioni realizzate nel contesto delle attività di mercato». Puro trading, dunque, così come era avvenuto nel settembre del 2016 quando Socgen aveva messo in portafoglio una quota potenziale del Leone prossima al 4,2%.

  • Quando la polizza batte il mercato con ritorni del 3%
Un ottimo antidoto alla volatilità con remunerazioni, non strabilianti, ma stabili nel tempo. Questi fattori hanno spinto nuovamente la raccolta delle polizze tradizionali che non conoscono crisi.
Lo dimostrano anche i primi dati relativi al 2019 che sono una conferma del successo del 2018, quando i contratti assicurativi ramo I, noti anche come prodotti rivalutabili, hanno continuato a rappresentare ben il 65% della nuova raccolta con 55 miliardi di euro (+3%).
Le polizze tradizionali a gennaio sono tornate a pesare l’80% sul new business raccolto da banche e reti assicurative e rilevato da Ania.
Proprio su questo settore «Plus24» fa il punto, riportando tutti i rendimenti ottenuti da queste gestioni lo scorso anno. Tali risultati sono stati comunicati le scorse settimane e serviranno per incrementare i premi versati dagli assicurati.
  • I Pip alla prova della volatilità
Anche nel settore della previdenza complementare nel 2018 gli unici a salvarsi dalle perdite sono stati i Piani individuali di previdenza (Pip) legati a gestioni separate assicurative.
Secondo quanto risulta dall’Osservatorio Mia di Prometeia, lo scorso anno queste linee hanno registrato un rendimento medio lordo del 3,26%, in leggera flessione rispetto al 3,53% del 2017.
Il patriomonio delle gestioni assicurative previdenziali censite è così passato, anche grazie ai nuovi afflussi, da 20,615 miliardi a 21,285 miliardi di euro. Il rendimento naturalmente è lordo e, anche in questo caso, si devono fare i conti con i costi dei prodotti assicurativi (mediamente più cari delle altre forme di previdenza complementare).
  • Il nuovo sprint può arrivare anche dal private debt
Se mediamente le gestioni separate in Italia hanno in portafoglio una buona dote di BTp in tutto altro senso va la politica di gestione di Amissima, la compagnia nata nel 2015, dopo che il fondo Apollo VIII (fondo di investimento di punta di Apollo Global Management, leader nel private equity e nel private debt), ha acquistato la ex Carige assicurazioni. Il gruppo, oltre che al ramo danni, sta premendo l’acceleratore sul Vita dove proprio la presenza nell’azionariato del fondo Apollo consente di diversificare sul comparto private debt che viene per ora poco utilizzato invece dalle compagnie italiane.
  • Nuova sentenza dalla Cassazione che minaccia i benefici delle unit linked
Secondo quanto risulta a «Plus24» alcuni player assicurativi starebbero attivandosi per chiedere chiarimenti all’Ivass, sui parametri di copertura demografica minimi per identificare le polizze Vita, in modo da non incorrere in cause che disconoscono la natura assicurativa del prodotto. Il tutto nasce dalla recente sentenza 6319/2019 della Cassazione che ha demandato al giudice di merito di stabilire la natura assicurativa di una polizza unit linked, verificando se sia previsto un effettivo trasferimento del rischio dall’assicurato all’assicuratore, mediante «un’analisi da effettuarsi con specifico riferimento all’ammontare del premio versato dal contraente, all’orizzonte temporale e alla tipologia dell’investimento».
  • Unit linked, 2018 tinto di rosso
Il 2019 non inizia sotto buoni auspici per il settore delle unit linked che erano diventate il focus della nuova offerta assicurativa con l’ambizione di veicolare buona parte della clientela su questi strumenti meno impegnativi dal punto di vista di assorbimento di capitale ai sensi di Solvency II. In realtà le vicissitudini di mercato hanno nuovamente frenato la raccolta di questi strumenti, con un ritorno deciso alle gestioni separate più tradizionali di cui si è già parlato nella copertina. Secondo i dati di raccolta di gennaio le polizze di ramo III ( polizze unit linked), che generalmente riversano il rischio dei mercati sugli assicurati, hanno registrato una contrazione del 43% rispetto al corrispondente mese del 2018. A incidere probabilmente è stata anche la volatilità dei mercati che ha pesato sui risultati di questi strumenti, soprattutto sul finire dello scorso anno: secondo quanto emerge dall’analisi dei flussi Ania, le riserve tecniche vita si sono erose nell’ultimo trimestre dello scorso anno dello 0,2%, scendendo a 684,1 miliardi, un risultato riconducibile proprio alle polizze di ramo III che hanno subìto un forte decremento delle riserve matematiche (oltre 6 miliardi da fine settembre a fine dicembre 2018) per effetto dell’andamento dei mercati finanziari.
  • Cassazione: è autoriciclaggio se le polizze scudate sono frutto di delitto
Tempi duri per chi ha dichiarato il falso in sede di rimpatrio volontario di denaro o di altri beni. Sia nell’ambito dei tre scudi fiscali (l’ultimo nel 2010), sia nelle due voluntary disclosure volute dai governi successivi. La seconda sezione della Corte di Cassazione (presidente Antonio Prestipino, relatore Marco Maria Monaco) (con sentenza 9.681)si è espressa sul ricorso al sequestro di due polizze vita per complessivi 640mila euro, nell’ambito di un procedimento penale, e ha inquadrato nel suo mirino un’operazione a suo modo “tipica” e già incontrata più volte in recenti casi di cronaca giudiziaria: il tentativo fraudolento di rimpatrio e regolarizzazione di beni (denaro, polizze Unit linked, o valori in altra forma). Il meccanismo non è complesso da spiegare. Si tratta di far passare il denaro rimpatriato come frutto di evasione fiscale (reati coperti dalla sanatoria), quando quel denaro era al contrario provento di delitti di ben altra natura.
  • Dalla Mifid2 spinta agli Etf nel «Vita»
È un fenomeno ancora marginale nel mondo delle polizze, ma secondo gli addetti ai lavori è destinato a crescere in futuro per effetto della Mifid2 in materia di trasparenza dei costi. Si tratta dell’inserimento degli Etf nei prodotti assicurativi: una mossa che consente di abbattere i costi oltre a massimizzare l’efficienza fiscale degli stessi “cloni”.  «Abbiamo scelto di inserire solo titoli ed Etf nelle nostre polizze – spiega Roberto Russo, amministratore delegato di Assiteca Sim – perché abbiamo un approccio basato sul value investing e quindi selezioniamo aziende, settori o indici sottovalutati. Per scelta non inseriamo i fondi perché abbiamo una strategia attiva e in ottica di medio e lungo termine cerchiamo valore in aree dove questo è inespresso». L’uso degli Etf consente in primis di abbattere i costi delle polizze.
  • Polizze, una flessibilità da gestire con equilibrio
La sentenza della Cassazione 6319/2019 sulla riqualificazione di una polizza unit linked pone una serie di questioni su cosa possa essere ritenuta una polizza e su quale tipo di contratto invece possa incontrare qualche difficoltà se portato davanti al giudice. «La sentenza – spiega Raoul Pisani , professore di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università di Trento- si colloca in un contesto in cui, alla luce della forte innovazione di prodotto che caratterizza il mercato vita, è più articolata la configurazione “assicurativa” di una polizza. Nel caso di specie il giudice ha risolto la questione chiedendosi se esiste o meno una “significativa” componente caso morte».
  • Processo Ligresti azzerato, ecco perché
Sei anni di dibattimento “in cavalleria”. La corte d’Appello di Torino ha decretato che la competenza territoriale del processo Ligresti-Fonsai non doveva essere Torino ma Milano. Ne discende che l’intero iter andrà ripetuto daccapo. Annullate dunque le condanne a 6 anni di Salvatore Ligresti (scomparso nel maggio 2018 a 86 anni), a 5 anni e 8 mesi della figlia Jonella, 5 anni e 3 mesi dell’ex ad Fausto Marchionni e a 2 anni e sei mesi al revisore Riccardo Ottaviani. La prima conseguenza (disastrosa) di questa (non unica) surreale storia di giustizia va a colpire, innanzitutto, le parti civili che si sono costituite nel processo.