Gli asset dei fondi pensione istituzionali globali dei 22 principali mercati mondiali hanno registrato a fine 2017 un valore di 41,3 trilioni di dollari; è quanto emerge dall’ultima indagine di Willis Towers Watson Pension Assets Study, ed è il valore più alto registrato dal 1997, primo anno di pubblicazione dell’indagine.

Il valore totale dei patrimoni è cresciuto di 4,8 trilioni di dollari nel 2017; considerando l’arco temporale degli ultimi anni, si tratta della crescita più elevata mai registrata in un solo anno (in USD), con un +13% su base annua.

L’indagine evidenzia anche come gli asset dei fondi pensione siano cresciuti con costanza negli ultimi 20 anni ad un tasso del 6,2% annuo (in USD), in stretta correlazione con i rendimenti globali dei mercati azionari e obbligazionari durante lo stesso periodo.

 Alessandra Pasquoni, responsabile Willis Towers Watson in Italia per l’attività di investment consulting ha commentato: “Se i dati a breve termine sono positivi, è dovuto a rendimenti di mercato insolitamente elevati. La crescita degli ultimi 20 anni rappresenta un segnale incoraggiante. In particolare, il miglioramento del rapporto tra asset pensionistici e PIL ed una evoluzione della governance dei fondi pensione, hanno fatto salire la fiducia degli investitori e ci troviamo davanti a un risultato particolarmente significativo”.

Considerando i tassi di crescita degli ultimi due decenni relativi ai fondi a contribuzione definita (DC) e a prestazione definita (DB) registrata nei sette più grandi mercati pensionistici, lo studio mostra come gli asset dei fondi a capitalizzazione siano cresciuti del 7,9% annuo rispetto al 4,5% dei DB.

“I fondi a capitalizzazione rappresentano ora il 49% del totale degli asset dei sette più grandi mercati del mondo, dal momento che questi fondi continuano a registrare un cash flow netto positivo e livelli relativamente più bassi di riscatti rispetto ai fondi a retribuzione definita. Ci aspettiamo, quindi, che le masse gestite dai fondi a capitalizzazione supereranno quelle dei fondi a retribuzione definita entro i prossimi due anni. Con i modelli a capitalizzazione in ascesa, è importante monitorare attentamente le problematiche di governance e la gestione del rischio per il risparmiatore finale, senza che la regolamentazione diventi un peso e ostacoli la capacità dei piani DC di fornire risultati ottimali”, prosegue Pasquoni. “Fra le altre sfide che attendono i fondi pensione in tutto il mondo vi è la necessità per i paesi con popolazione in via di invecchiamento di lavorare sull’erogazione dei benefit. Abbiamo rilevato un incremento nell’uso di strategie di investimento liability driven (LDI). Vediamo anche che i paesi tradizionalmente focalizzati su fondi a retribuzione definita mostrano un’apertura verso i piani pensionistici a contribuzione “.

L’indagine ha anche evidenziato una riduzione durante gli ultimi 20 anni della correlazione con l’andamento del mercato azionario, scesa dal 68,7% del 1998 al 41,1% nel 2017. Negli ultimi dieci anni, il mercato statunitense ha mantenuto la maggiore allocazione sulle azioni domestiche, mentre Canada, Svizzera e Regno Unito hanno registrato la minore esposizione a titoli domestici.

“Le sfide che i fondi pensione si trovano a fronteggiare sono complesse. Lo studio indica che i fondi pensione devono dare più attenzione e prendere in considerazione aspetti chiave, quali: la regolamentazione, cambiamenti nell’universo investibile, nuove metodologie di investimento e come misurare i progressi ed i successi di un fondo. C’è anche il tema, sempre più importante, dell’integrazione dei criteri ESG, e della sostenibilità all’interno delle strategie di investimento”, ha aggiunto Pasquoni. “Questi fondi hanno dato nel tempo maggiore attenzione alla questione della sostenibilità e hanno mostrato maggior consapevolezza dell’impatto che si ha a livello ambientale. Guardando al futuro, sembra che il cambiamento nel loro stile di gestione avrà un’influenza importante sul sistema finanziario globale”.