di Claudio Piazzotta
Sugli animali non si bada a spese In Italia si fanno meno figli (-2% di nascite nel 2017), la popolazione residente si riduce a quota 60,5 milioni, ma le case si riempiono di animali domestici. Ormai arrivati a 60,45 milioni, ovvero, in media, circa uno per persona: 29,9 milioni di pesci, 12,9 milioni di uccellini, 7,5 milioni di gatti, sette milioni di cani, 1,8 milioni di piccoli mammiferi (conigli, furetti, roditori) e 1,3 milioni di rettili (tartarughe, serpenti, iguane).
Attorno agli animali domestici si è ovviamente sviluppato un florido business, che, a livello mondiale, vale oltre 160 miliardi di euro all’anno.

In Italia il mercato del cibo per gatti nel 2017 ha superato un miliardo di euro (+2% sul 2016), quello dei cibi per cani è vicino al miliardo (+5,8% sul 2016), mentre i giochi e gli accessori marciano a +3,2%. L’assistenza sanitaria (visite veterinarie e medicine) comporta spese annue per circa un miliardo, e cresce tutto il comparto del lavaggio, toelettatura o del dog sitting. All’ingrandirsi del business, che ormai vale complessivamente oltre quattro miliardi di euro all’anno, c’è il moltiplicarsi dei servizi, con tanto marketing digitale sui social: dalle polizze assicurative per l’assistenza sanitaria o contro i danni a terzi, fino alle consegne a domicilio di cibo per animali acquistato online, gli asili o le pensioni per cani e gatti, o la cremazione dei corpi dei propri animali, con urne cinerarie apposite.

Ci sono gli accessori più disparati: passeggini, seggioloni, letti, posate, cinture di sicurezza per viaggiare in auto e in moto, ciotole, divani, trasportini, pettini e spazzole, cosmetici, perfino palestre, tapis roulant, spazzolini da denti e grattatori automatici, oltre a tiragraffi, ruotine, acquari con ogni scenario, gabbiette e tappeti.

Il collare di Gucci o il guinzaglio di Louis Vuitton fino a piumini, vestitini da cerimonia con perline, strass e collo in pelliccia (ecologico), felpe, gonne, salopette, cappottini anche di cachemire, impermeabili, maglioni, scarpine, pigiamini.

Tuttavia, per prevenire la classica obiezione «si trattano gli animali come i bambini, si spendono un sacco di soldi, vergogna», è interessante invece analizzare sin da subito gli effetti positivi economici di questa tendenza.

La popolazione italiana, infatti, non fa figli e invecchia, e questo non è colpa degli animali. Ma la presenza di un pet domestico in casa fa risparmiare al sistema sanitario nazionale circa quattro miliardi di euro all’anno (come spiega il Rapporto Assalco-Zoomark 2017). Il 55% degli over 65 anni ha un cane o un gatto che gli fa compagnia, e che diffonde un benessere psicofisico, un miglioramento delle relazioni sociali e anche della circolazione sanguigna, perché ci si muove di più. Pure per i bambini, inoltre, la presenza di un animale in famiglia è consigliabile: sviluppa l’autostima, il senso di responsabilità, la capacità affettiva e di socializzazione, e fortifica il sistema immunitario (in media, fanno 18 giorni in meno di assenze da scuola rispetto ai bambini senza animali in casa).

«Gli animali domestici non sono aumentati solo di numero, ma di importanza. Il cane, un tempo, viveva fuori, in giardino, lo salutavi qualche volta, gli portavi da mangiare. Ora vive in casa, sta sdraiato sul divano, e quando si ammala è come se si ammalasse un figlio. Ma è normale», sottolinea Gianluigi Mansi, direttore dell’unità di psichiatria degli Istituti Clinici Zucchi di Monza (gruppo ospedaliero San Donato), «perché fa parte a tutti gli effetti della famiglia. Di sicuro è vero che gli animali domestici hanno portato un miglioramento dei rapporti, con grandi qualità e potenzialità terapeutiche, ovviamente in nazioni ricche che hanno risolto i problemi basici. Gli animali, infatti, sono ad esempio utilissimi per scoprire le differenze: hanno mille sfumature, mille sentimenti, una varietà psicologica che ci porta a una maggiore attenzione alle caratteristiche di ciascuno».

E servono pure in terapia: «Alcune volte si presentano pazienti con particolari fobie: la paura di volare, degli spazi chiusi o del vuoto. Ho poi scoperto, però, che da piccoli avevano subito un trauma con alcuni animali, e avevano successivamente spostato questo trauma su altro, trasformandolo in una fobia diversa. Allora, quando ho pazienti con fobie, molto spesso consiglio loro un giro in canile, per sperimentare il rapporto con gli animali, il loro affetto, il fatto che sono innocui. E funziona. Molto spesso io prescrivo l’adozione o l’acquisto di un animale domestico, in genere di un cane, proprio come terapia per curare forme di depressione. Con un cane», racconta il professor Mansi, «ti apri al mondo, è una terapia formidabile perché, ripeto, entri in contatto con le diversità. Impari il linguaggio degli animali, sei attento, diventi competente del tuo cane, delle sue e delle tue sfumature interne. Fai attenzione a qualcosa che ti è vicino ed è vivente. E c’è una bella differenza tra lo stare attenti a un essere che è vivo e imprevedibile, e invece guardare 200 volte al giorno il cellulare, che è anche la cosa più sporca che manipoliamo. Il cane ci porta fuori, a contatto col naturale, ci fa vivere in un mondo dove possono esserci elementi imprevedibili, e questo è un bene per tutte le nostre mille paure. In dottrina, poi, si è constatato come gli animali abbiano una funzione rilassante e sedativa. Ti fanno muovere e hanno la capacità di ridurre il tuo battito cardiaco, effetto utilissimo per chi soffre di tachicardia o pressione alta. Il cane ti costringe a uscire di casa anche quando ci sono cinque gradi sotto zero, a camminare nei giardini, nei prati, a parlare con lui e con gli altri padroni di cani. Tutte cose che non vorresti mai fare ex ante, ma che sei contento di aver fatto ex post. Infine», conclude Mansi, «gli animali fanno giocare. E recuperare la dimensione del gioco, per una persona adulta, è molto importante».

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