Il welfare aziendale continua progressivamente la sua penetrazione in aziende grandi, medie e di piccole dimensioni. Il suo valore potenziale potrebbe arrivare a toccare i 21 miliardi di euro nel caso coinvolgesse tutti i lavoratori del settore privato e corrisponderebbe a un valore pari a quasi una mensilità di stipendio in più all’anno.
Lo rilevano i dati del 1° Rapporto Censis-Eudaimon presentato a gennaio. I diretti interessati sono però ancora poco informati e solo il 17,9% degli occupati conosce i diversi aspetti del welfare aziendale mentre il 58,7% di chi lo conosce preferirebbe convertire gli eventuali aumenti in premi e servizi. È il caso soprattutto di dirigenti, quadri e di chi ha figli piccoli. Le resistenze vengono invece sopratutto da chi percepisce stipendi più bassi che opta una busta paga più pesante.
Fra le questioni ancora critiche sul fronte del welfare quella sulla limitata quota parte del premio che viene convertita dai lavoratori in beni e servizi. Un aspetto su cui conviene intervenire per massimizzare i vantaggi sia sul fronte dell’azienda che su quello del collaboratore. Le azioni da svolgere per modificare lo stato di cose (che non riguarda i però premi di piccola rilevanza che vengono impiegati invece al 100%) sono sostanzialmente due, secondo l’osservatorio Easy Welfare (che ha considerato le 382 aziende clienti che nel 2017 hanno attivato piani di flexible benefits attraverso il portale on line).
La prima riguarda una più attenta ed estesa comunicazione del piano e dei vantaggi offerti che sarebbe resa ancora più efficace nel caso si coinvolgessero anche i lavoratori nella costruzione del progetto. In questo modo infatti si avrebbe la certezza di offrir loro un paniere di beni e servizi appetibile in quanto allineato con le loro esigenze. Interessante a questo proposito il fatto che le donne siano in generale più interessate alla conversione rispetto ai colleghi forse segnale di una proposta che considerano più interessante.
La seconda azione per sviluppare le potenzialità del progetto potrebbe essere quella di offrire un incentivo alla quota di premio che ognuno decide di convertire. Rispetto a quest’ultima misura infatti se si incrementa del 10% la quota del premio rispetto ad ogni euro convertito in welfare, la percentuale di utilizzo aumenta significativamente e la quota investita passa dal 70% all’87%.
Di questi ed altri argomenti ancora si discuterà il 13 marzo, a Milano nel corso del Welfare Forum promosso da Easy Welfare, la società fondata e guidata da Federico Isenburg, e organizzato in sessioni plenarie, interventi, testimonianze e laboratori formativi.
Luisa Adani