La regolamentazione contenuta nel nuovo articolo 589-bis e 590-bis del Codice Penale, a quasi due anni dall’entrata in vigore, ha già impattato profondamente sulla giurisprudenza e anche sul mondo assicurativo.

L’omicidio stradale è stato il tema al centro del convegno organizzato da UEA e DAS.

Come sottolineato da Marco Rossi, head of insurance di DAS Difesa Legale,
“oggi dobbiamo considerare che oltre alla macchina di proprietà utilizziamo bicilette e scooter, car sharing e bike sharing, overborad e segway. Mezzi diversi che, soprattutto alla luce della nuova Legge, richiedono nuove coperture che ti seguono ovunque tu vada e con qualunque mezzo tu abbia scelto di muoverti”.

Il focus sulla Legge n. 41 del 23 marzo 2016, affrontato dall’avvocato Roberto Ariagno, dello Studio Legale Associato Ariagno & Bianco, ha chiarito in particolare le aggravanti
imbilanciabili che hanno portato al sostanziale inasprimento delle pene detentive e
l’introduzione della procedibilità d’ufficio per le lesioni gravi e gravissime.

Nello specifico, in caso di omicidio stradale (art. 589-bis, comma 1 c.p.), è prevista la reclusione da due a sette anni, mentre la pena va da tre mesi a un anno per le lesioni gravi, ovvero da uno a tre anni per le lesioni gravissime (art. 590-bis, comma 1 c.p.).
La pena viene aumentata, da otto a dodici anni (art. 589-bis, comma 2 c.p.), per l’omicidio
colposo quando il conducente versi in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell’art. 186, comma 2 lett. c) D.lgs. 285/92 o in stato di alterazione psicofisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Un’aggravante che si applica anche per il caso delle lesioni gravi, con aumento della pena prevista di reclusione da tre a cinque anni, e gravissime, da quattro a sette anni.

Il convegno ha offerto esempi concreti tratti dalla recente giurisprudenza e soluzioni
assicurative, come la nuova polizza “DAS in Movimento” che – oltre alla completezza e alla
portata innovativa delle garanzie applicate – mira a promuovere un cambiamento culturale,
un nuovo modo di concepire la mobilità e la protezione delle persone.

Un cambiamento culturale che va agito in molteplici direzioni e su molteplici fronti, in primis a livello istituzionale, se è vero – come sottolineato dal vicepresidente UEA Vittorio
Brambilla di Civesio – che rispetto alla media dei paesi, europei che investono in sicurezza stradale quasi 11 euro pro capite annui, l’Italia investe solo 90 centesimi. Meno di un euro, a fronte dei 20 della Spagna e i 39 della Francia.

Come ha ricordato la vicepresidente UEA Anna Fasoli, citando le parole del magistrato Milto Stefano De Nozza, “l’inasprimento del trattamento sanzionatorio per i casi di omicidio e lesioni stradali consentirà di raggiungere gli obiettivi auspicati solo ed in quanto
accompagnato da una crescita culturale che veda il pedone o il guidatore un bene da
proteggere e non un ostacolo da superare”.