di Michele Damiani
I liberi professionisti sono aumentati di 274 mila unità negli ultimi dieci anni in Italia, facendo registrare una crescita percentuale del 24,3%. Questo in un contesto molto negativo per i lavoratori indipendenti che, dal 2007, sono diminuiti di 639 mila soggetti (-11,1%). I numeri sono riportati in un’analisi condotta dall’Ufficio economico Confesercenti, pubblicata ieri ed elaborata sulla base di statistiche ufficiali Istat.
I professionisti sono l’unica categoria tra gli indipendenti che è cresciuta negli ultimi dieci anni. Infatti i lavoratori in proprio sono calati del 13% (-465 mila), i collaboratori del 45% (-218 mila) e i coadiuvanti familiari (componenti del nucleo che lavorano nell’azienda di famiglia) del 29,7% (-124 mila). In questo contesto, come detto, resistono i liberi professionisti che segnano un trend crescente dal 2007. In generale «il lavoro autonomo segna un percorso di controtendenza rispetto al complesso dell’occupazione», si legge nella nota diffusa da Confesercenti. «Nello stesso periodo, infatti, a livello generale si assiste ad un sostanziale incremento del numero di occupati: 768 mila unità per un totale di quasi 17,7 milioni. Una crescita, però, che si è accompagnata ad una ricomposizione interna, visto che gli occupati standard sono diminuiti di circa 2 milioni di unità mentre i lavoratori con part-time involontario o a tempo determinato sono cresciuti di oltre 1,5 milioni». Secondo Mauro Bussoni, Segretario generale di Confesercenti, è la mancanza di ammortizzatori sociali e di interventi di sostegno al reddito a «pesare più gravemente sul lavoro indipendente». Infatti, mentre i redditi dei lavoratori dipendenti sono cresciuti complessivamente di 54 miliardi tra il 2007 ed il 2017, quelli degli autonomi «registrano due andamenti differenziati; una perdita di oltre 35 miliardi tra il 2007 e il 2013 e un recupero di poco più di 9 miliardi negli ultimi cinque anni. Un altro aspetto critico riguarda i livelli di tassazione. Nella sezione «problemi: un fisco senza diritti» viene ricordato come lo Statuto del contribuente, che si avvia a compiere 18 anni, «resta ancora lettera morta. Ad oggi si contano non meno di 600 violazioni delle disposizioni in esso contenute, le ultime delle quali con la legge di bilancio 2018. Una serie infinita di deroghe che è costata ai contribuenti 21,5 miliardi di euro».
Fonte: