di Enrico Sbandi
Un veicolo che fa parte di una flotta aziendale resta fermo, quindi inutilizzato, l’85% del tempo. Renderlo fruibile ai dipendenti dell’azienda anche per le necessità personali consente di ammortizzare i costi. Arval, compagnia di noleggio del gruppo Bnp Paribas, ha messo sul mercato la soluzione tecnologica che consente la condivisione: si chiama Arval Car Sharing ed è un servizio rivolto alle aziende, che possono mettere a disposizione dei propri dipendenti una flotta di veicoli in pool che questi potranno utilizzare sia per le loro esigenze professionali sia per quelle personali.
«Proprio la possibilità di combinare uso professionale e personale del veicolo è il vero fattore distintivo del servizio», spiega Stefano Berlenghi, direttore generale Networks & Business Development di Arval Italia, «perché soddisfa il diritto di mobilità di tutti i dipendenti e non solo di quelli assegnatari dell’auto aziendale. Allo stesso tempo, grazie alla possibilità di un utilizzo per le esigenze personali dei dipendenti, ad esempio la sera o nel fine settimana, Arval Car Sharing permette alle aziende di massimizzare l’uso dei veicoli, oggi impiegati effettivamente in media solo per il 15% del tempo».

Come viene praticamente gestita la condivisione, vale a dire le disponibilità di veicoli, le prenotazioni ed anche l’imputazione corretta dell’uso effettuato? Grazie a una piattaforma tecnologica innovativa, utilizzare un veicolo è molto semplice: scaricando e registrandosi all’app Arval Car Sharing, con pochi semplici clic è possibile prenotare il veicolo, selezionarne l’uso privato o professionale e aprire l’auto, che risulta così immediatamente disponibile per la propria trasferta di lavoro o per un fine settimana di vacanza. Una procedura del tutto analoga a quella che si esegue quando si noleggia un’auto in car sharing cittadino. Con la sola differenza che, nel caso in specie, la vettura che si va ad individuare e adoperare, fa parte del parco mezzi dell’azienda di cui l’utente è dipendente e con la quale viene regolata la formalità d’uso con relativo addebito dei costi.

L’Italia è Paese pilota del servizio per il gruppo, dove Arval Car Sharing è già attivo dallo scorso anno, mentre sarà lanciato nel corso del 2018 negli altri Paesi dove opera Arval, a partire dalla Francia.

La stima del risparmio che questa soluzione fa conseguire nelle spese di mobilità aziendale è nell’ordine del 20%. «Da quando abbiamo presentato il servizio, abbiamo riscontrato molto interesse da parte delle aziende, che vedono in Arval Car Sharing una leva di sviluppo del proprio welfare aziendale. Abbiamo già iniziato le installazioni della tecnologia Arval Car Sharing presso i clienti», aggiunge Bertenghi, «e stimiamo che, grazie al servizio, questi potrebbero ottenere la percentuale indicata di riduzione dei costi della mobilità aziendale, non solo attraverso la massimizzazione dell’utilizzo dei veicoli in flotta, ma anche riducendo le spese di trasporto aziendale che l’impiego dell’auto condivisa rende non più necessarie (taxi, ricorso al noleggio a breve termine, rimborsi chilometrici per i dipendenti ecc.)».

La condivisione è un concetto di grande efficacia per ottimizzare l’impiego dell’auto, e questo è ben noto anche ai costruttori: nella nuova versione della Classe A, per esempio, Mercedes ha introdotto la possibilità di realizzare una forma di car sharing privato. In pratica, il proprietario della Classe A può condividere la propria vettura con un altro utente, un amico o un familiare; utilizzando una funzionalità specifica integrata nell’applicazione «Mercedes me» con la quale potrà autorizzare il periodo di condivisione dell’altro utente. L’autorizzato potrà così sbloccare le portiere, facendo comunicare il proprio smartphone con il modulo di connessione installato sull’auto, e potrà accedere alla chiave lasciata a bordo. Una volta restituito il veicolo, l’amico beneficiario del noleggio chiude la vettura tramite l’app e l’auto non potrà più ripartire se non con il permesso del proprietario. (riproduzione riservata)
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