Verso jv con le Poste del paese. Mediolanum non entrerà nel Leone

Generali vuole crescere in Turchia. Secondo la stampa locale, la compagnia triestina ha in corso colloqui per avviare una joint venture paritetica con le Poste turche (Ptt). La nuova società potrebbe operare nel settore assicurativo e nella previdenza privata attraverso la rete di 4.500 filiali postali sparse sul territorio. Il Leone non ha confermato le indiscrezioni né il fatto che, in base agli accordi, dovrebbe mettere sul piatto in Turchia investimenti fino a 500 milioni di dollari (407 mln euro). L’a.d. delle Generali, Philippe Donnet, aveva recentemente lasciato la porta aperta a operazioni di aggregazione, ricordando l’appuntamento del prossimo 21 novembre con il nuovo piano industriale.
Entro l’estate, inoltre, il Leone dovrebbe cedere il business vita tradizionale tedesco, dopo avere ricevuto due offerte vincolanti per il portafoglio in capo alla controllata Generali Leben. Secondo le ultime voci di mercato, le proposte sono arrivate da Athene Holding, controllata dal fondo Apollo Global Management, e da Viridium, gruppo assicurativo tedesco posseduto dal fondo Cinven.
Intanto Ennio Doris, fondatore di Banca Mediolanum, ha escluso un ingresso diretto in Generali, anche se altri gruppi stanno guardando con interesse alla compagnia triestina. «Stiamo bene così, azionisti di Mediobanca», ha tagliato corto l’imprenditore, ricordando di avere una partecipazione nell’istituto di Piazzetta Cuccia sia attraverso Banca Mediolanum (3,343%) sia come famiglia. Mediobanca è il principale azionista di Generali con una quota del 13% circa che, entro l’arco del piano, è attesa in riduzione al 10%, o anche sotto questa soglia, se la banca avesse l’esigenza di monetizzare una parte più rilevante del proprio investimento. Fonti di mercato hanno riferito di un ulteriore rafforzamento in vista per la holding Edizione della famiglia Benetton, pronta a salire fino al 5% delle Generali dall’attuale 2%.
Quanto a Piazzetta Cuccia, secondo Doris, con lo scioglimento del patto di sindacato entro il 2019, il futuro potrebbe essere quello di una public company. Doris non vede il rischio che la dissoluzione dell’accordo tra i grandi soci possa innescare una battaglia per il controllo dell’istituto, o che quest’ultimo possa scatenare gli appetiti di qualche investitore istituzionale. Al momento, ha assicurato il patron di Mediolanum, il tema non è all’ordine del giorno: «Il problema è, prima di tutto, che Mediobanca guadagni, perché è quello che a me interessa. Sta andando così bene in termini di utili e fatturato che è naturale che l’interesse rimanga alto».
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