2° Milano Marketing Festival/ La classifica Brand Finance Italy 50 2018 sul valore delle imprese
Eni ancora sulla vetta dei marchi
Tim al secondo posto (+27%). Sul podio anche Enel (+13%)
di Marco A. Capisani

Eni si conferma nel 2018 il marchio italiano con il maggior valore economico, seppur in calo di un 10%. Tim balza con un +27% al secondo posto mentre Enel cresce (+13%) ma scende di un gradino al terzo. Giù dal podio della classifica Brand Finance Italy 50 2018, ma con brand value al rialzo, ci sono Gucci (4°), Ferrari (5°) e Generali (6°), seguiti progressivamente da Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, Prada e Armani (queste ultime due marche però sono in leggera contrazione), secondo la top ten delle marche che più contribuiscono al valore delle loro imprese. Ieri al 2° Milano Marketing Festival Massimo Pizzo, managing director Italia di Brand Finance, ha sintetizzato il significato complessivo di questo ranking: «il valore medio dei brand asset delle prime 50 marche italiane è cresciuto del 35% in più di quello dei primi 500 brand globali. Grazie ai risultati di quest’anno i brand italiani stanno tornando ai valori di qualche anno fa. Tra le imprese presenti nella classifica italiana mediamente il brand asset pesa 18% dell’enterprise value, con punte dl oltre il 50% nel lusso». Non solo ma il miglioramento delle performance made in Italy permette di avvicinare il livello medio di influenza dei top 50 brand italiani a quelli dei principali paesi europei.
A proposito di Tim, la marca che è cresciuta più di tutti peraltro dopo un rebranding avviato due anni fa, uno dei motivi che hanno portato allo sviluppo è stato scegliere «una cifra stilistica a livello di comunicazione come il ballo che coinvolge ogni tipo di clientela», ha spiegato Stefano Azzi, responsabile consumer & small enterprise di Tim. «La comunicazione è diventata sia virale sia emozionale». Passando poi dalla singola marca a un intero comparto, il lusso rappresenta il 31% a valore dell’intera classifica Brand Finance Italy 50 2018, conferma che «le nostre aziende pur di medie dimensioni hanno grandissima rilevanza nel mondo e rappresentano le vere multinazionali italiani», ha aggiunto Armando Branchini, vp Altagamma (fondazione che riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana). «Il futuro? Posizionarsi sempre in alto sul mercato».
Il futuro dei marchi italiani, comunque, può essere ancora più roseo, a giudizio di Pizzo, se si considera che «la grande maggioranza delle imprese italiane monitorate investono meno dei competitor internazionali in innovazione, risorse umane, marketing e distribuzione. Tutti elementi che concorrono al rafforzamento della marca». C’è da dire che, nonostante tutto, ha concluso il managing director Italia di Brand Finance, anche «i marchi più deboli hanno incrementato il proprio valore» ma lo hanno fatto «soprattutto grazie a fattori esogeni. Infatti, diversi di questi brand fino allo scorso anno, quando le prospettive congiunturali erano meno positive, perdevano valore».
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