A pesare sui malconci conti della previdenza pubblica italiana c’è anche il doppio effetto del calo della natalità e dell’aumento dell’aspettativa di vita. Un trend che negli ultimi decenni si è sempre più radicato nella nostra società e che la Riforma Fornero ha cercato di fronteggiare con l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita (ovvero: più vivremo e più tardi andremo in pensione). Gli scenari descritti dalle più recenti e accreditate previsioni demografiche mostrano, a livello complessivo, infatti, una fase iniziale di debole flessione della popolazione italiana, capace di far scendere gli attuali 60,7 milioni di abitanti a circa 59,5 milioni fra vent’anni, dando poi vita a un’ulteriore lenta decrescita sino a 53,4 milioni di residenti fra cinquant’anni. Rispetto alla composizione per età, è qui che per la spesa previdenziale si annida l’insidia maggiori, le previsioni riportate nel documento di Itinerari previdenziali per i prossimi 4-5 decenni mettono in luce il massiccio e continuo aumento degli ultra64enni sino a raggiungere il valore massimo di poco meno di 20 milioni di unità attorno al 2050 (di cui 8 milioni saranno persone con almeno 80 anni) mentre prospettano una diminuzione, senza soluzione di continuità, del totale di residenti in età inferiore a 20 anni (nel 2065 saranno oltre due milioni in meno rispetto a oggi). Ciò che appare più significativo nel prendere consapevolezza dei dati sull’invecchiamento che ci aspetta, e per certi versi si configura come il punto più problematico, non è dunque solo la crescita della percentuale di popolazione anziana (dall’attuale 22% al 34% attorno alla metà del secolo), bensì il suo forte incremento in termini assoluti. I circa 6 milioni di ultra64enni in più rispetto ad oggi, di cui quasi 4 milioni con almeno 80 anni, segnano indubbiamente un cambiamento della struttura demografica che darà luogo a profonde trasformazioni sociali, economiche, culturali e persino politiche, rispetto alle quali non è facile immaginare con quali strumenti ricostruire nuovi equilibri e/o adattare quelli esistenti.
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