Ad Andrea Mencattini, responsabile Controllate assicurative e Rapporti istituzionali di Generali Italia, MF ha chiesto di spiegare come e dove opera il maggiore assicuratore italiano nel welfare aziendale.

Domanda. Generali dove punta le sue carte?

Risposta. Sul segmento più cospicuo delle imprese italiane, in termini di fatturato, occupazione e impatto sociale, le pmi, attraverso l’iniziativa Welfare Index Pmi.

L’obiettivo è rafforzare il rapporto con un target fondamentale per Generali Italia. Il mondo dei lavoratori delle pmi è al centro della nostra proposta.

D. Come vede lo sviluppo del welfare integrativo e come viene interpretato dalla vostra offerta?

R. I nostri agenti devono diventare capaci di offrire un ventaglio di servizi che li possa accreditare come interlocutori a 360 gradi per le problematiche delle pmi. Il Rapporto Welfare Index Pmi fa emergere i campioni ma registra anche una realtà ancora a basso coinvolgimento sui temi del welfare aziendale.

D. Quindi la vostra proposta?

R. C’è molto da fare per accompagnare le aziende alla scoperta delle opportunità, c’è una consapevolezza ancora bassa e una facile attrazione ai buoni spesa che pagano benefit per i dipendenti al posto del premio cash in busta paga. E che garantiscono all’azienda un significativo risparmio fiscale e contributivo nell’erogazione dei premi di risultato.

D. Dove vedete le maggiori novità?

R. Sul fronte della sanità integrativa, perché una volta la polizza sanitaria integrativa era individuale e prerogativa di un cliente affluent: oggi con la contrattazione aziendale di secondo livello e la nascita dei fondi sanitari integrativi, la copertura collettiva sta trasformando la percezione e l’uso della polizza, non più a rimborso, ma a protezione. E poter contare sulla professionalità dell’assicuratore in rapporto con l’azienda, consente di negoziare con i centri che garantiscono le migliori prestazioni socio-sanitarie.
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