di Silvia Berzoni
La nuova priorità di Intesa Sanpaolo dopo la chiusura del dossier Generali ? Crescere per linee interne. Perché la banca ha abbandonato il progetto di aggregazione con il Leone? Perché non c’erano i presupposti per creare valore per gli azionisti di Intesa . La priorità invece per l’Italia? Mettere in campo un grande intervento per abbattere il debito pubblico. Il manager giusto per provare a salvare Alitalia? Luigi Gubitosi. Nella prima intervista rilasciata dopo lo stop all’operazione su Generali l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha parlato chiaro. E lo fatto ai microfoni di Class Cnbc a New York, dove giovedì 2 marzo il banchiere è stato premiato dalla Foreign Policy Association con il Corporate Social Responsibility Award.

Domanda. Quale direzione crede debba seguire gruppo Intesa Sanpaolo per continuare a crescere?
Risposta. Considero che la priorità principale sia la crescita interna, perché il potenziale del gruppo è talmente elevato da consentirci nei prossimi anni di generare internamente quegli stessi utili che potebbero derivare da una grossissima acquisizione. Quindi credo che il futuro del nostro gruppo sia quello di continuare a crescere per linee interne, perché ingrandirci in questo modo può portarci a essere un player ancora più forte di quanto lo siamo oggi.

D. Come spiega il passo indietro su Generali ? L’operazione presentava più rischi che opportunità?
R. Non lo definirei un passo indietro. Abbiamo analizzato un dossier e abbiamo deciso che non poteva essere coerente con i paletti che utilizziamo durante le valutazioni per fare acquisizioni, cioè rispettare una posizione di capitale neutrale e creare valore per i nostri azionisti, non per i soci dell’altra società, e quindi con un processo trasparente, peraltro molto apprezzato da tutti gli investitori internazionali. Se un’operazione supera i criteri stabiliti, si porta avanti, altrimenti no.

D. Tutti gli azionisti erano d’accordo sul fatto che ci fossero più rischi che opportunità in un’eventuale operazione sulle Generali ?
R. Credo che gli azionisti abbiano fiducia nell’amministratore delegato affinché decida se sia interesse della banca portare avanti l’operazione oppure no. E in questo caso ho ritenuto che non ci fossero i presupposti per creare valore per gli azionisti di Intesa Sanpaolo .

D. Standars & Poor’s indica per l’Italia una crescita del pil dell’1% per il 2017; si tratta di una ripresina che non consente alle banche di ampliare il business in misura sufficiente in modo organico e interno. Quindi come si fa a crescere?
R. Partirei dal fatto che il prodotto interno lordo italiano sta crescendo dell’1%, cosa che non succedeva da moltissimi anni. L’Italia negli ultimi anni non è mai cresciuta a ritmi superiori all’1% e quindi il Paese è in recupero e le banche nazionali stanno uscendo da una condizione di difficoltà. Peraltro, mentre in altri mercati le difficoltà dei Paesi è provocata dalle banche, in Italia la difficoltà delle banche è stata determinata dal debito pubblico; la crisi che si è innestata nasce da lì e dalla conseguente necessità dei governi passati di adottare misure recessive che hanno portato il Paese in forte recessione, riducendo la domanda dei clienti per i prodotti delle imprese. Le aziende hanno dovuto ridurre la produzione, che è scesa del 25%, e il pil è crollato del 10%; questo ha messo le imprese in difficoltà ed esse hanno fatto aumentare le sofferenze delle banche. Quindi in Italia è successo esattamente il contrario rispetto agli altri Paesi, dove i sistemi bancari hanno avuto difficoltà e hanno creato stress sul bilancio pubblico.

D. Proprio per questo a lei non preoccupa che lo spread torni a salire e che ancora una volta si parli di instabilità politica in Italia?
R. Finché c’è il Quantitative easing della Bce lo spread Btp-Bund può salire ma entro determinati livelli controllati. È difficile che va oltre i 200 punti base. Quindi dobbiamo fare in modo che ci sia un intervento importante sul debito pubblico nel nostro Paese in modo da poterlo rendere sicuro nel momento in cui non ci sarà più il Quantitative easing. Questo va fatto assolutamente, è una priorità, andava fatto già nel corso degli anni passati ma ora si tratta di un problema ineludibile. Il debito pubblico è il vero problema del Paese. Vedo un’Italia in forte recupero, ma c’è un’assoluta necessità di agire sul fronte del debito pubblico.

D. Prevede anche nuove operazioni di consolidamento nel settore bancario italiano?
R. Credo ci saranno sicuramente altri consolidamenti, ma ormai la gran parte è stata realizzata. In sostanza, per il prossimo anno o forse per i prossimi due anni non prevedo grosse operazioni sul fronte del consolidamento bancario in Italia. Piuttosto sarà importante vedere come l’intervento pubblico garantirà al Monte Paschi di Siena e alle due banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ndr) di poter garantire condizioni di stabilità in Italia.

D. Riguardo la questione Alitalia, come valuta la possibile uscita di Etihad dalla compagnia? E come dovrebbe comportarsi il management nel rapporto con i sindacati?
R. Dei singoli manager che potrebbero entrare francamente credo che debba parlare il consiglio di amministrazione di Alitalia. Noi di Intesa Sanpaolo come azionisti di Alitalia riteniamo che Ethiad debba rimanere partner industriale perché le banche evidentemente non possono svolgere tale ruolo nei confronti di una compagnia aerea. Il nostro mestiere è diverso, noi possiamo concedere finanziamenti e siamo pronti a farlo nel contesto di un progetto industriale che veda la presenza di un partner che si intenda di aerei. E certamente non ritengo che la mia competenza elettiva sia quella di occuparmi di aerei. D’altra parte però in presenza di un progetto industriale che funzioni la banca è pronta a fare la sua parte in termini di concessione di credito. Quanto alla guida operativa della compagnia, non c’è dubbio che rafforzare il management e fare in modo che ci sia un manager in grado di parlare con i sindacati sia importante, anche perché in questa fase la priorità di Alitalia è trovare soluzioni condivise con i rappresentanti del lavoratori. Va però reso chiaro qual è il reale stato dell’azienda e in questo senso credo che una persona come Luigi Gubitosi possa essere una buona soluzione (al proposito si veda articolo qui a fianco). Il manager in grado di creare valore dovrà essere ovviamente indicato dal consiglio di amministrazione, ma resta il fatto che noi siamo favorevoli a un ingresso in campo di Gubitosi. (riproduzione riservata)
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