di Andrea Di Biase

Il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo , Carlo Messina, esprime il proprio apprezzamento sull’operato della Bce, sia sul fronte della regia monetaria sia sull’attività di monitoraggio sul sistema bancario ma, in un’intervista ad Handelsblatt uscita prima degli annunci di ieri di Eurotower, ha evidenziato le trappole che si celano dietro la politica dei tassi sottozero.

Non solo per le banche ma anche per altri operatori del settore finanziario, come le assicurazioni. «Nel lungo periodo i tassi di interesse negativi non sono certamente sostenibili», ha sottolineato Messina, «tuttavia penso che la politica monetaria sia più dannosa per i fondi assicurativi e previdenziali che per le banche». Parole che il ceo della Ca’ de Sass ha pronunciato non solo nelle vesti di banchiere ma anche in quelle di assicuratore, considerato che Intesa Sanpaolo Vita è il secondo gruppo assicurativo privato italiano per investimenti dietro alle Generali e davanti a UnipolSai . «Come assicuratore», ha fatto notare Messina al quotidiano economico tedesco, «oggi per ottenere ritorni adeguati ci si deve spostare su attività più rischiose come i fondi di private equity o gli hedge fund. I tassi d’interesse così bassi non potranno essere mantenuti per sempre, altrimenti minacciano rischi sistemici non solo per il settore bancario, ma anche per quello assicurativo». Per quanto riguarda l’attività bancaria, invece, ha rammentato Messina, «tassi così bassi sono un male per il margine di interesse, ma per le banche come la nostra vi sono anche dei vantaggi». «Nel 2011 o 2012», ha fatto notare, «ci siamo rifinanziati con spread molto elevati. Oggi, i nostri costi di finanziamento sono significativamente più bassi. E il contesto dei bassi tassi di interesse può contribuire ad attirare capitale per la nostra gestione patrimoniale, in rapida crescita».
Nel corso del suo colloquio con Handelsblatt, il numero uno di Intesa Sanpaolo ha voluto ribadire la propria fiducia sulla solidità del sistema bancario italiano. «Due sono i problemi che hanno penalizzato il valore delle banche italiane: il futuro di Banca Monte dei Paschi di Siena e i prestiti non performing. Credo che le difficoltà della banca toscana siano state rappresentate in modo esagerato. E riguardo alle sofferenze, non vi è una percezione corretta del problema. Il mercato presta troppa attenzione al valore lordo anziché a quello netto e non considera le garanzie di questi prestiti», ha affermato Messina, ribadendo di non credere nella bad bank come strumento per rilanciare il sistema bancario in Italia. «Credo invece che sarebbe importante consentire alle banche un accesso più rapido alle garanzie. È di questo che dovrebbe occuparsi il governo. Se riuscissimo a ridurre questo periodo da sette-otto anni a due o tre anni, avremmo un mercato funzionante per i crediti in sofferenza, con prezzi realistici». Il ceo di Intesa Sanpaolo non vede all’orizzonte nessun rischio di crisi per il sistema bancario europeo. «L’unica possibilità per una nuova crisi», osserva, «sarebbe una carenza di liquidità. Ma in tempi come questi, in cui la liquidità è abbondante, non vedo alcun pericolo reale di una crisi. Guardando ai coefficienti patrimoniali e al debito totale delle banche italiane, sono migliori rispetto alle banche di altri paesi europei. Per quanto ci riguarda, con un common equity ratio al 13% e un leverage ratio del 6,8% ce la caviamo egregiamente».

Messina si è poi soffermato sul processo di integrazione europeo: «Mario Draghi e il consiglio direttivo della Bce hanno chiaramente preso le redini dell’Europa. I politici fanno il loro lavoro e nella giusta direzione, ma la velocità della Bce è molto superiore a quella della politica. In questa fase non abbiamo bisogno di minore bensì di maggiore integrazione. Un ministro economico comune potrebbe rappresentare un buon simbolo della volontà di rafforzare l’Unione europea. I rapporti tra l’Italia e la Germania sono un fattore chiave per il successo dell’Europa».

Giudizio positivo anche sull’operato dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. «Fa le cose giuste, anche per la reputazione dell’Italia. La linea guida del governo è il rispetto delle norme Ue. Vi sono punti deboli, come il debito pubblico. Tuttavia non bisogna guardare al debito solo con riferimento al Pil ma anche al patrimonio e al risparmio in Italia, incredibilmente pari a nove mila miliardi di euro». (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf