di Anna Messia

Oggi dovrebbe essere finalmente il giorno della verità. Sono settimane che i relatori Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap) annunciano la presentazione imminente dei loro emendamenti al ddl concorrenza, all’esame della commissione Industria del Senato. Emendamenti che finora sono stati però sistematicamente rinviati mentre i numerosi incontri con il governo si sono susseguiti senza l’attesa fumata bianca.

Non è facile del resto trovare la quadra su argomenti complicati come quello della riforma Rc Auto, che attende ormai da anni di vedere la luce. Ma quel che è certo è che la partita si gioca adesso. Benché il disegno di legge dovrà tornare alla Camera per il definitivo via libera del ddl il testo che uscirà dal Senato, per evitare un impopolare ping pong tra le Camere, sarà a questo punto quello definitivo. L’attenzione si è focalizzate in particolare sugli articoli 3, 7 e 8 del disegno di legge, che riguardano il sistema degli sconti Rc Auto e le macrolesioni.

L’allerta delle compagnie di assicurazione resta altissima e l’Ania ha più volte lanciato l’allarme sul fatto che interventi sbagliati avrebbero l’effetto opposto a quello sperato, ovvero farebbero aumentare le tariffe Rc Auto invece che farle calare. In queste ultime ore il dibattito si è concentrato in particolare sull’articolo 7, che imporrebbe alle compagnie di applicare sulla tariffa Rc Auto prevista per le polizze con scatola nera, sconti obbligatori per gli assicurati residenti nelle aree più rischiose che non abbiano causato sinistri negli ultimi cinque anni, in misura tale da rendere omogenea la loro tariffa a quelle applicata nella zona territoriale più virtuosa. Una norma portata avanti con forza dai deputati del Movimento 5 Stelle e da alcuni deputati Pd della Campania, che erano riusciti a far approvare l’articolo 7 alla Camera e che ora, specie con l’avvicinarsi delle elezioni del nuovo sindaco di Napoli, stanno facendo di tutto per proteggere la norma da emendamenti che possano ridurne la portata. I difensori dell’articolo 7 hanno in mente una tariffa Italia Rc Auto, emblema dell’uguaglianza che bisognerebbe riconoscere agli assicurati virtuosi, che non causano sinistri a prescindere dalle rispettive zone di residenza. Un argomento indubbiamente convincente nelle aree dove assicurare un automobile per la responsabilità civile può costare più di 700 euro. La carta inoltre può rivelarsi vincente in periodo di campagna elettorale, però rischia di scardinare i principi tecnici alla base della definizione della tariffa, con un’omologazione dei prezzi, provocando anche un aumento della spesa che danneggerebbe in particolare gli automobilisti virtuosi. Sulla base dei calcoli che in questi giorni stanno effettuando compagnie e attuari per misurare gli effetti dell’articolo 7 così come uscito dalla Camera il fenomeno è evidente: in alcuni territori i prezzi Rc Auto diminuirebbero sensibilmente, del 25% in Campania, del 16% in Puglia o ancora del 12% in Calabria.

Ma di converso i prezzi aumenterebbero nelle regioni più virtuose, 14 in totale, con un incremento medio del 45% in Valle d’Aosta, del 40% in Friuli Venezia Giulia, del 20% in Piemonte e del 17% in Lombardia. A livello provinciale, secondo le prime analisi dei tecnici assicurativi, si avrebbero aumenti ad esempio del 9% per Milano (la città con più autovetture circolanti), del 20% per Torino, del 25% per Potenza, Bergamo e Trento, ma anche del 40% per Campobasso, Vercelli, Aosta oppure Oristano. Senza considerare che tra gli ulteriori effetti indesiderati della norma occorrerà poi considerare che gli assicurati non virtuosi di tutte le regioni, cioè quelli che causano anche un solo sinistro, al rinnovo potrebbero vedersi la tariffa aumentare anche del 50%. Un fenomeno che potrebbe far aumentare il rischio di denuncia dei sinistri e di fuga dopo l’incidente, sottolineano le imprese aggiungendo che oltretutto, nelle zone più rischiose, resterebbero le stesse condizioni obiettive di maggiore sinistrosità, dipendenti per esempio dalle caratteristiche del traffico, dalle carenze infrastrutturali, dal numero delle cause e dai comportamenti speculativi. Insomma, una questione difficile da risolvere per il governo, ma ormai non è più rinviabile. (riproduzione riservata)
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