di Cristina Bartelli

Sulle polizze vita l’Agenzia delle entrate mette paletti rigidi propendendo per la riqualificazione dello strumento assicurativo in uno finanziario. L’applicazione interpretativa, più stringente rispetto al passato, sta emergendo proprio in queste settimane in relazione all’esame delle istanze di voluntary discosure.

Molti studi professionali hanno evidenziato, infatti, che il telefono del contraddittorio preventivo squilla, sottolineando il divario dei calcoli presentati dal professionista, rispetto al punto di vista del fisco, quando ci sono di mezzo le polizze vita. Si tratta di quelle polizze cosiddette a «mantello» o comunque ad alto contenuto finanziario che secondo l’agenzia sono gestioni patrimoniali individuali.

L’invito dunque è a rifare i calcoli riqualificando lo strumento. Inoltre le divergenze di interpretazioni fiscali tra amministrazione e professionisti ma anche e soprattutto tra uffici dell’Agenzia delle entrate, balzano agli occhi quando si entra nel campo delle donazioni indirette sempre legate al tema del rimpatrio dei capitali. Approcci variabili, inoltre in tema di frontalieri e di prelevamenti di una certa consistenza in quanto il fisco obietta l’utilizzo personale.

Sono questi alcuni degli spunti emersi da una ricognizione di ItaliaOggi con gli studi di consulenza fiscale più importanti di Milano. I professionisti sono stati interpellati sulla fase due della voluntary disclosure. Una fase che, da un lato, vede aperto e pulsante il canale con l’Agenzia delle entrate, dall’altro lato la partita, appena agli inizi, è tutta sulla strategia della gestione patrimoniale delle ricchezze emerse per i propri clienti. Su questo doppio binario all’orizzonte emerge poi per il momento, non per il breve periodo, l’ombra di un possibile intervento normativo correttivo sulle imposte di successioni e donazioni. Sono molte le e-mail arrivate in queste settimane da banche e da intermediari che spifferano di un possibile intervento sulle imposte di successioni e donazioni. Lo spauracchio di un aggravio fiscale sulle aliquote attualmente vigenti per la tassazione dei patrimoni potrebbe essere una spinta in più per far maturare strategie di pianificazione patrimoniale giocando in anticipo con le intenzioni del legislatore anche se al momento di tangibile c’è solo un progetto di legge di Sel parcheggiato da più di un anno in parlamento.

Al 30 novembre con la chiusura della finestra della riemersione dei capitali illegalmente detenuti all’estero è stato registrato che il 74% del patrimonio emerso è rimasto oltre confine tramite il meccanismo del waiver. Attualmente, con l’avvio del lavoro dell’Agenzia, in maniera intensa, per la chiusura delle pratiche, quei patrimoni concludendo l’iter della regolarizzazione, sono in attesa di essere smobilizzati e reinvestiti.

I professionisti hanno giudicato non positivo l’atteggiamento avuto, in costanza di voluntary disclosure, degli istituti di credito italiani. Giudicati troppo timorosi della normativa antiriciclaggio le banche sono arrivate a gestire il programma di riemersione con effetti a dir poco paradossali per i contribuenti e i loro professionisti. Tra l’opportunità offerta dalla riemersione e le rigidità della normativa antiriciclaggio, è quest’ultima che ha prevalso. E’ il caso del blocco delle liquidità in attesa del modello f24 o piuttosto dei timori di alcuni professionisti che hanno rifiutato il pagamento del compenso con soldi regolarizzati per la paura di ricadere nel reato della ricettazione.

C’è poi un capitolo, i cui effetti si vedranno proprio con l’avvicinarsi della stagione dichiarativa, ed è quello della compilazione del quadro Rw che appare molto più complicata del previsto. Una difficoltà non percepita fino in fondo dai contribuenti che considerano l’adempimento quasi una routine. Inoltre c’è una sorta di limbo per quei contribuenti che dalla fine 2013 ad oggi hanno fatto dei movimenti finanziari, per loro si prospetta la necessità di una integrazione post voluntary per essere pronti a documentare le eventuali domande dell’Agenzia delle entrate dopo la voluntary disclosure, infatti, i contribuenti che hanno operato nel 2014, con i capitali esteri per i quali vi è l’obbligo di compilazione del quadro Rw dovranno comunque disporre di tutte le pezze giustificative proprio nel caso della richiesta da parte dell’Agenzia delle entrate.

I professionisti al momento attendono la chiamata al contraddittorio dei diversi uffici dell’Agenzia delle entrate che procede con un passo molto diverso da ufficio ad ufficio. Se ci sono uffici come Milano o Como o Torino che lavorano a passo spedito da altre zone di Italia non è ancora arrivata la telefonata per impostare il contraddittorio. Al momento sembra che si stia dando la precedenza per le pratiche più semplici da chiudere, istanze presentate a ridosso del 30 novembre hanno già il modello F24 pronto per la liquidazione, istanze dell’autunno 2015 sono ancora in lista di attesa. C’è infine tra i professionisti la sensazione, se non la certezza, che non solo l’Agenzia non potrà farcela, entro la scadenza che ha dato la legge il 31 dicembre 2016, di chiudere i circa 500 mila atti di accertamento, ma anche che la finestra della voluntary disclosure sia pronta a riaprirsi, con un costo più elevato, nel prossimo futuro.
Fonte: