La Cina, affermandosi sempre più quale player finanziario di rilievo per le economie con un accesso limitato ai mercati internazionali, ha annunciato l’intenzione di aumentare i propri investimenti in America Latina a 250 miliardi di dollari e raggiungere entro i prossimi dieci anni un flusso commerciale di 500 miliardi di dollari all’anno. È una buona notizia per l’America Latina, colpita da recessione nel 2015. Secondo le stime di Coface, nel 2015 la regione ha subito un calo dello 0.6% del PIL, di cui è previsto un lieve miglioramento nel 2016 (-0.2 %).

Accelerazione dei rapporti commerciali tra Cina e America Latina negli ultimi 15 anni

La Cina è attualmente la seconda fonte di importazione dell’America Latina (subito dopo gli Stati Uniti) e la terza destinazione per esportazione (subito dopo Stati Uniti e Unione Europea).

Nel 2014, Brasile, Messico, Argentina, Colombia, Cile, Perù ed Ecuador, che rappresentavano complessivamente l’88% del PIL della regione, hanno esportato 83,3 miliardi di dollari in Cina, contro 152,2 miliardi di dollari di importazioni.

In America Latina, il Brasile è il primo partner commerciale della Cina, con 78 miliardi di dollari di scambi nel 2014. La Cina è la principale destinazione delle esportazioni brasiliane, contando per il 18% delle esportazioni totali del paese, nonostante rappresenti solo l’1,7% del PIL.

In termini commerciali, la dipendenza del Cile dalla Cina è la più elevata in America Latina. Nel 2014, il paese ha destinato il 24,4 % delle esportazioni totali alla Cina, il 7,1% del PIL. Al contrario, il Messico è il paese meno colpito dal calo della domanda cinese, le esportazioni verso la Cina infatti, rappresentano solo lo 0,5% del PIL. Per quanto riguarda le importazioni, invece, il Messico è una delle principali destinazioni dei prodotti cinesi nella regione.

L’America Latina è divenuta il principale fornitore di prodotti base per la Cina, ma a sua volta, invasa dalle importazioni manifatturiere a basso costo. Tra il 2009 e il 2013, i primi cinque prodotti esportati dall’America Latina e dai Caraibi (ALC) verso la Cina erano materie prime.

Queste rappresentavano il 71% delle esportazioni totali dalla regione, mentre i primi cinque prodotti esportati dalla Cina verso i Caraibi rappresentavano il 24% delle esportazioni totali cinesi. Le esportazioni caraibiche sono più concentrate e si basano su prodotti a scarso valore aggiunto, quelle cinesi invece, sono maggiormente diversificate e con valore aggiunto superiore.

 

Gli scambi commerciali appaiono meno attrattivi per il futuro

Secondo Coface, la crescita del PIL cinese continuerà a diminuire nei prossimi anni. Dovrebbe raggiungere il 6,2% nel 2016, contro il 6,9% nel 2015, ben al di sotto della media annuale del 10% registrata nell’ultimo decennio. L’America Latina sarà una delle regioni più colpite al mondo dal rallentamento cinese, soprattutto in termini di scambi commerciali, ma anche a causa della debolezza dei prezzi delle materie prime, spiegata in parte con questo scarso dinamismo dell’attività cinese.

Anche la Cina potrebbe assistere ad una riduzione delle proprie quote di mercato in seguito alla perdita di competitività, legata ad un aumento dei salari superiore a quello della

produttività e l’apprezzamento dello yuan in termini effettivi reali negli ultimi anni. L’aumento del costo della manodopera, iniziato dieci anni fa, ha ridotto i benefici di produrre nel paese. Il paese è conosciuto da tempo per la manodopera a basso costo, permettendogli di rafforzare la competitività dei suoi prodotti e accrescere le esportazioni verso l’America Latina. Oggi questa realtà è cambiata, soprattutto da quando la Cina non fa più parte del partenariato transpacifico, il cui scopo è quello di limitare le barriere commerciali e promuovere gli scambi tra i paesi firmatari.

Un investitore alla ricerca di opportunità

Negli anni, la Cina ha sviluppato la propria presenza internazionale su altri canali, oltre al commercio. In particolare, ha rafforzato l’intervento finanziario in America Latina e in Africa.

Secondo la Inter-American Dialogue, tra il 2005 e il 2015, la Cina ha prestato 125 miliardi di dollari (circa il 2,5% del PIL regionale) ai paesi e alle imprese dell’America Latina. Tuttavia, la Cina è ben lontana dal diventare la principale fonte di investimenti diretti esteri (IDE) dell’America Latina, rappresentando all’incirca il 6% degli IDE totali della regione.

Grazie ai suoi prestiti, la Cina ha fortemente contribuito al miglioramento delle infrastrutture latino americane. Negli ultimi dieci anni, la Cina ha investito più nelle infrastrutture domestiche della regione che in qualsiasi altra economia, ciò ha consentito alle società di ingegneria e costruzioni di sviluppare capacità tecnologiche e logistiche.

Sebbene la Cina abbia annunciato importanti investimenti in America Latina, la sua capacità a portarli a termine è in dubbio. La Cina ha avuto dei contrasti con le imprese e i governi latino americani a causa dei termini contrattuali e questioni ambientali.

La Cina continuerà a giocare un ruolo importante in America Latina nell’immediato futuro, in particolare in termini di investimenti. Al contrario, è fondamentale che l’America Latina provveda alla reciprocità degli investimenti e che comprenda di più le caratteristiche del modello di investimento cinese.

“Nel complesso, la Cina rimane indubbiamente una fonte significativa di investimenti, prestiti e

scambi commerciali. Tuttavia, bisogna analizzare meglio le condizioni, poiché rimangono numerosi ostacoli da superare” spiega Patricia Krause, Economista di Coface per la regione America Latina.