Enrico Tommaso Cucchiani è tornato. L’ex ad di Intesa Sanpaolo , milanese, classe 1950, già numero uno di Ras-Allianz e ancor prima in McKinsey, si è riaffacciato in Italia negli ultimi mesi dopo aver conservato solo la carica di consigliere della Bocconi. Cucchiani non ha avviato newco italiane né è entrato in consigli d’amministrazione di società nazionali, ma s’è messo alla ricerca di capitali e aziende.

Lo ha fatto nella sua nuova veste di consigliere e investitore di Tgi, acronimo di Think Global Investments, fondo di private equity che ha debuttato alcuni mesi fa a Londra. L’ex manager di Intesa , peraltro, forte anche dei suoi legami coltivati al Bilderberg, non ha mai smesso di intrattenere rapporti frequenti con esponenti di spicco del mondo della finanza e dell’industria italiana. E ciò, presumibilmente, potrà dargli una mano nella sua nuova veste di fund raiser e individuatore di società target. I compagni di viaggio di Cucchiani nell’avventura del private equity sono due personaggi noti nel settore finanziario della City e uno di essi, l’anima dell’iniziativa, è l’italiano Giovanni Govi: 51 anni, laureato in economia, master alla Columbia University, prime esperienze di lavoro a Banque Sudameris e Ing Barings, già partner di Gage ltd, joint venture con Gabelli Securities, dal 1994 al 2000 è stato in Goldman Sachs come analista equity nel team che si occupava dei titoli finanziari europei. Sedici anni fa, assieme a Emanuele Antonaci, Govi ha fondato a Londra l’investment company Theorema, che oggi gestisce due fondi hedge, l’European equity long short e il Credit Equity Opportunity. I due fondi, di cui il primo distribuito anche all’interno della sicav lussemburghese Merrill Lynch Investment Solutions (Bank of America), hanno avuto sempre buone performance e sono entrati in passato anche in alcune quotate italiane come Gemina e Impregilo , ma nel frattempo Antonaci ha lasciato Theorema per lanciare il suo hedge fund Farema. Assieme a Cucchiani e Govi nella nuova iniziativa di Tgi c’è Chee-Won Tan, chief financial officer e chief operating officer di Theorema e non a caso il private equity, costituito sotto forma di limited liability partnership, ha la stessa sede legale del gruppo di Govi al 20 di Balderton Street. Come ogni fondo che si rispetti, però, al di là della bravura e dell’esperienza dei suoi promotori, c’è bisogno di partner importanti e di un supervisory board di primo livello per iniziare a suscitare l’interesse degli investitori. Anche in questo caso Cucchiani ha fatto le cose in grande, perché nel documento di quattro pagine circolato in via riservata in Italia nei mesi scorsi si fanno i nomi di due strategic partners: Roland Berger strategy consultants, fondata dall’omonimo consulente aziendale, e Rotschild, gruppo finanziario nelle prime posizioni nel m&a. Nel supervisory board, oltre a Berger, ci sono altri nomi di spicco: lo presiede l’economista Mike Spence, premio Nobel, già rettore di Harvard e Stanford e che oggi insegna anche alla Sda Bocconi. Poi vi figurano anche Andrea Illy, imprenditore del caffè, Peter Liu, venture capitalist di Wi Harper Group e membro del Consiglio atlantico, il banchiere David de Rothschild, Arrigo Sadun, economista e già direttore del Fondo monetario, e Pierluigi Zappacosta, fondatore di Logitech e venture capitalist. Il fondo di Cucchiani & C., si legge nel documento, «è posizionato in modo privilegiato per riconfigurare il panorama industriale europeo, investire sul meglio delle mid corporate». Guardando alle circa 5 mila aziende medie europee, Tgi stima per i prossimi sei anni un flusso di transazioni, a partire dalle fusioni e acquisizioni, del controvalore di 35 miliardi di dollari. In più l’Europa ha l’esigenza di trovare finanziatori privati per i circa mille miliardi di dollari di investimenti previsti in nuove infrastrutture. Terminata la fase di start-up, Cucchiani ha dato il via alla raccolta di sottoscrizioni di Tgi e conta di tornare a far parlare di sé anche in Italia. (riproduzione riservata)
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