di Manuel Costa
Credit Suisse Ag nel mirino della magistratura. Sono ancora in corso le indagini del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano, disposte dalla Procura su segnalazione della stessa Gdf, sui conti bancari, anche esteri, di 13-14 mila clienti del gruppo svizzero che, attraverso la sottoscrizione di false polizze assicurative, avrebbero sottratto al fisco circa 14 miliardi di euro. Nell’inchiesta guidata dal procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco, sono stati ipotizzati i reati di frode fiscale, ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario. Il gruppo bancario svizzero (e non la branch italiana), invece, è indagato per la legge sulla responsabilità amministrativa delle società. L’indagine era scattata a fine 2014 con una serie di acquisizioni di documenti e sequestri di carte nella sede milanese di Credit Suisse Italia. La banca, in una dichiarazione di un portavoce, si limita ad affermare che le sue «attività con clienti privati sono sistematicamente concentrate su patrimoni dichiarati», aggiungendo che il gruppo ha «chiare regole interne e processi per assicurare che si conduca il lavoro in accordo alle leggi in vigore in Italia. In relazione alla voluntary disclosure approvata dal governo italiano nel 2014, Credit Suisse ha immediatamente chiesto ai propri clienti di fornire prove per dimostrare di essere in regola dal punto di vista fiscale. Questo processo è stato virtualmente concluso». Negli ultimi mesi le principali banche svizzere sono entrate ancora di più nel mirino dei governi dei Paesi Ue, che hanno inasprito i controlli contro l’evasione fiscale attraverso i canali bancari internazionali. Anche per questo pressing le tre principali banche elvetiche – Credit Suisse, Ubs e Julius Baer – hanno comunicato deflussi di capitali di clienti che cercano di sfruttare le finestre di opportunità per far rientrare in patria i loro risparmi. (riproduzione riservata)
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