di Marco Ottaviano

Perno centrale della prevenzione dei nuovi reati ambientali (legge n. 68/2015) sono i modelli organizzativi, un sistema di controllo preventivo, che parte da un’analisi dei rischi, individua le fattispecie di reato cui è potenzialmente sottoposta l’organizzazione e definisce un adeguato sistema di prevenzione e controllo. Tra i principali obiettivi dei modelli organizzativi c’è l’individuazione delle attività nel cui ambito possono essere commessi reati, la previsione di specifici protocolli diretti a programmare la formazione, l’attuazione delle decisioni dell’azienda in relazione ai reati da prevenire e l’introduzione di un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. Con queste finalità Fise Assoambiente – l’associazione imprese servizi ambientali di Confindustria, in collaborazione con Certiquality, ha elaborato le linee guida «modelli organizzativi e sistemi di gestione ambientale» alla luce della legge n. 68 del 2015. Attraverso l’adozione di modelli di organizzazione e gestione le imprese hanno la possibilità di esimersi dalle pesati forme di responsabilità in materia di reati ambientali. Con la nuova legge n. 68 del 2015 sono state introdotte nuove responsabilità per le imprese, prima non previste per i reati ambientali quali, ad esempio, lo scarico, l’emissione o l’immissione illeciti di un quantitativo di sostanze o radiazioni ionizzanti nell’aria, nel suolo o nelle acque, gli illeciti nella raccolta, il trasporto, il recupero o lo smaltimento di rifiuti, comprese la sorveglianza di tali operazioni e il controllo dei siti di smaltimento successivo alla loro chiusura, l’attività di commercio o intermediazione nella gestione dei rifiuti.
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