di Luca Gualtieri

La fusione tra la Popolare di Milano e il Banco Popolare taglia il primo traguardo, probabilmente il più impegnativo, con la sigla di un protocollo di intesa tra i due gruppi. La notizia è stata salutata con entusiasmo dal ministro del Tesoro Gian Carlo Padoan che ieri sera, ancora prima del comunicato ufficiale, ha commentato su Twitter: «Le riforme funzionano, le popolari cambiano: più grandi, più forti, più trasparenti».

L’annuncio è arrivato dopo una giornata fitta di appuntamenti per i vertici dei due istituti. A Milano si è tenuta una sessione congiunta dei due consigli (sorveglianza e gestione), mentre a Verona si è riunito il board sotto la presidenza di Carlo Fratta Pasini. I due vertici si sono prolungati per quasi tutta la giornata, mentre da Francoforte il numero uno del supervisory board della Bce, Daniele Nouy, ha benedetto informalmente le nozze: «le condizioni che abbiamo posto sono state capite dalle banche, dunque ora si dovrebbe procedere abbastanza velocemente». Ma vediamo nel dettaglio lo schema dell’operazione. L’accordo messo a punto dagli advisor (Citi e Lazard per Bpm ; Mediobanca , Bofa Merrill Lynch, Colombo & Associati e lo studio Gatti Pavesi Bianchi per il Banco Popolare ) prevede la nascita di una capogruppo in cui il 54% del capitale sarà in mano agli azionisti del Banco e il 46% ai soci di Bpm . Il sistema di governance sarà di tipo tradizionale con due quartier generali, uno a Verona (sede amministrativa) e uno a Milano (sede legale). È previsto inoltre lo scorporo e il conferimento a favore di una banca che sarà controllata dalla capogruppo di alcune attività comprendenti la rete di sportelli di Bpm e del Banco situati in alcune province storiche di Milano. Per il primo triennio il cda della capogruppo sarà composto da 19 amministratori (di cui almeno 9 indipendenti): nove saranno designati dal Banco e sette dalla Bpm . Successivamente il board sarà composto da 15 membri (di cui almeno 7 indipendenti). Sul fronte patrimoniale per Verona è previsto un aumento di capitale da un miliardo in forme tecniche da definire che sarà comunque realizzato prima delle assemblee per la fusione con Bpm . La nota lascia aperta la possibilità di escludere in tutto o in parte il diritto di opzione e di emettere strumenti finanziari convertendi. Il Banco ha inoltre sottoscritto un pre-underwriting agreement per l’intero ammontare dell’operazione con Mediobanca e Bank of America Merrill Lynch in qualità di unici global coordinator. Il rafforzamento patrimoniale dovrebbe comunque essere sottoposto all’assemblea di Verona entro maggio. Confermate le indiscrezioni sulla squadra di vertice: per il primo triennio Giuseppe Castagna sarà amministratore delegato, Carlo Fratta Pasini presidente, Pier Francesco Saviotti presidente del comitato esecutivo, Maurizio Faroni direttore generale, Domenico De Angelis e Salvatore Poloni condirettori generali. Dalla fusione nascerà il terzo gruppo bancario italiano con una rete di 2.500 sportelli, oltre 4 milioni di clienti e una posizione di leadership in Lombardia, Veneto e Piemonte. Il piano stima sinergie ante imposte da 365 milioni a regime nel 2018, di cui 290 milioni sui costi e 75 milioni sui ricavi. Le assemblee straordinarie per l’approvazione del progetto di fusione sono previste entro il primo novembre con efficacia della fusione entro dicembre.
Oggi la parola passerà ai mercati, dopo il congelamento dei titoli di ieri. Nel frattempo i vertici dei due gruppi potrebbero aprire il confronto con gli stakeholder per spiegare l’operazione e rispondere a eventuali dubbi e perplessità. A Verona intanto il presidente Carlo Fratta Pasini ha espresso un primo giudizio a caldo sull’integrazione: «Siamo particolarmente felici per essere riusciti, al termine di un processo competitivo e in un contesto di mercato così severo e negativo, a varare un’operazione straordinaria così significativa», ha dichiarato il numero uno del Banco Popolare all’uscita dalla riunione del cda. «L’operazione è foriera di rilevanti benefici prospettici per le banche interessate, e per le nostre comunità territoriali, che contiamo possano di gran lunga superare lo sforzo richiesto agli azionisti per il contestuale aumento di capitale che ha dovuto accompagnarla», ha concluso Fratta Pasini. (riproduzione riservata)
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