di Anna Messia

La nuova normativa europea sui requisiti di capitale, Solvency II, è appena partita a gennaio ma c’è già una nuova regolamentazione che agita il settore assicurativo. Si tratta delle nuove regole che riguardano i super big, quelli troppo grandi per fallire. Tra questi, fino a novembre scorso, spuntava anche l’italiana Generali , e ne fanno parte colossi come Allianz , Axa o Aviva.

In ballo c’è la revisione degli standard di capitale che devono essere aggiornati per i gruppi sistemici (G-SSI, global Sistemically Insurer Institutions) entro il 2019. Novità non prive di rischi, osservano gli analisti di Standard & Poor’s. «Il fatto è che dopo appena tre anni la metodologia per le assicurazioni sistemiche è già datata», osservano dall’agenzia di rating, che sottolinea come la scadenza del 2019, fissata per l’implementazione, è piuttosto ambiziosa e sarà soggetta a probabili ritardi. «Crediamo che la regolamentazione subirà una serie di proroghe, come quelle che hanno caratterizzato Solvency II». Il rischio maggiore è che i nuovi standard di capitale penalizzino le imprese più grandi, a vantaggio di chi resterà fuori dalla lista delle super big. L’ipotesi sul tavolo, già quest’anno, è che per questi gruppi il patrimonio di vigilanza venga incrementato del 10% per creare riserve necessarie ad assorbire perdite potenziali. «Se il capitale richiesto alle grandi sarà più alto di quello attuale, secondo il nostro modello, sarà positivo dal punto di vista del credito», spiegano in dettaglio gli analisti, ma «se le assicurazioni dovranno sostituire alcuni prodotti o uscire da alcuni mercati per ridurre la richiesta di capitale, questo danneggerà la loro posizione competitiva».
Come dire che, direttamente o indirettamente, la nuova regolamentazione sui grandi gruppi, avrà ripercussioni sull’intero settore, anche per chi non rientrerà nella lista. Nel caso di Generali la cancellazione dalla lista dei gruppi sistemici è stata decisa a novembre scorso dal Financial Stability Board, la cabina di regia delle autorità internazionali di vigilanza bancaria, assicurativa e di mercato presieduta fino al 2011 da Mario Draghi. Il posto del gruppo di Trieste è stato presto dall’olandese Aegon e, non a caso, il giorno dell’annuncio dell’uscita il titolo del Leone è stato premiato a Piazza Affari con una crescita arrivata al 2%. Ma la lista è soggetta a continue revisioni e in ogni caso, come detto, gli effetti delle nuove norme, coinvolgeranno inevitabilmente anche chi in quella categoria non ci rientra. Fin dalla sua istituzione «la designazione tra i gruppi sistemici ha messo gli assicuratori su un lunga strada accidentata la cui destinazione è sconosciuta», concludono da S&P. (riproduzione riservata)
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