di Andrea Mascolini 

Primo passo per la rivoluzione degli appalti. Affidamenti diretti possibili fino a 40 mila euro, procedure tutte online, stop alle aggiudicazioni al massimo ribasso, premi alle aziende virtuose dotate di rating di legalità. E ancora, riduzione delle stazioni appaltanti con una spinta centralizzazione degli affidamenti, commissioni di gara più trasparenti, qualificazione delle stazioni appaltanti, trattative private con invito a tre o a cinque fino a 150 mila euro per servizi e forniture e fino a un milione per i lavori, più spazio all’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) che potrà proporre pareri di precontenzioso vincolanti, Avcpass (il sistema di verifica dei requisiti di partecipazione alle gare pubbliche) trasferito al ministero delle infrastrutture.

Sono questi alcuni punti dello schema di decreto di riordino della disciplina sui contratti pubblici che recepisce le direttive europee e riforma l’attuale codice dei contratti (il cosiddetto codice «De Lise»), approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Il testo adesso andrà alle commissioni parlamentari, alla Conferenza unificata e al Consiglio di stato per i previsti pareri. Si passa, ha detto il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, «dal vecchio codice da 660 articoli e 1.500 commi a 217 articoli con una scelta di grandissima semplificazione e recepimento delle direttive europee» (in realtà si passa da 253 articoli del decreto 163/2016 ai 213 attuali). A questo codice non farà seguito un regolamento di esecuzione e di attuazione (l’attuale dpr 207/2010) ma saranno emanate linee guida di carattere generale, da approvarsi con decreto del ministro delle infrastrutture su proposta dell’Anac e previo parere delle competenti commissioni parlamentari. Si tratta della cosiddetta soft law che nelle intenzioni del governo dovrebbe assicurare maggiore trasparenza, omogeneità e speditezza delle procedure, fornendo criteri unitari a garanzia dell’utenza. Viene dettata una disciplina specifica e dettagliata delle concessioni puntando al trasferimento del «rischio operativo» al concessionario, «cosa non scontata», ha sottolineato Delrio, che ha evidenziato anche l’aspetto della centralità del progetto e dell’innovazione tecnologica per l’ingegneria derivante dall’applicazione del Bim (Building information modeling, il processo di sviluppo, crescita e analisi di modelli multidimensionali virtuali generati in digitale per mezzo di programmi su computer). Fra i tanti contenuti del decreto, emergono la riduzione del numero delle stazioni appaltanti attraverso la qualificazione Anac delle stazioni appaltanti, il graduale passaggio a procedure interamente gestite in maniera digitale, la riduzione degli oneri amministrativi mediante la dematerializzazione degli atti con l’introduzione del documento di gara unico europeo che autocertificherà i requisiti previsti dalle stazioni appaltanti nei bandi di gara. Una parte rilevante del decreto riguarda anche la definizione di modalità finalizzate al riassetto, revisione e semplificazione dei sistemi di garanzia per l’aggiudicazione e l’esecuzione degli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture: viene soppresso il performance bond, sostituito da una garanzia che coprirà anche gli extra-costi a carico della stazione appaltante. Per quel che riguarda i requisiti di accesso alle gare, la materia è largamente devoluta alle linee guida che proporrà l’Anac. Per la disciplina dei contratti sotto la soglia Ue si prevede l’affidamento diretto fino a 40 mila euro; la procedura negoziata con tre inviti da 40 mila a 150 mila; per i soli lavori da 150 mila a un milione, la procedura negoziata con cinque invitati. Si precisa che fino a 150 mila euro le stazioni appaltanti verificheranno soltanto i requisiti di carattere generale, consultando il casellario informatico presso Anac. Tutto questo nel presupposto di un notevole rafforzamento dei poteri dell’Authority che dovrà gestore l’albo che qualifica le stazioni appaltanti, l’albo dei commissari di gara (che saranno scelti a sorteggio), definire linee guida vincolanti e effettuare la vigilanza. Per quanto riguarda i pareri di precontenzioso emessi dall’Anac si prevede che su iniziativa della stazione appaltante o di una o più delle altre parti, essa esprima parere, se c’è accordo preventivo, vincolante, purché adeguatamente motivato. Finisce l’era del massimo ribasso e si aggiudicheranno sempre con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa i servizi di ingegneria e architettura e quelli «sociali», puntando molto sulla qualità e non sul prezzo.

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