di Dario Ferrara 

Teatri di guerra inquinati. Non sarà facile negare l’indennizzo al militare che ha partecipato alle missioni di pace in Afghanistan, Balcani, Iraq e Libano e si ritrova a poco più di trent’anni aggredito dal linfoma di Hodgkin’s. È quanto emerge dalla sentenza 429/15, pubblicata il 6 marzo dalla prima sezione del Tar Piemonte. La colpa della malattia dell’uranio impoverito? Chissà. Certo i soldati erano a contatto con polveri sottili e ultrasottili per via delle esplosioni. E il rapporto della commissione Mandelli ha rilevato un tasso di correlazione statisticamente significativo nell’insorgenza del tumore fra i militari impiegati nelle missioni all’estero: numeri triplicati rispetto a quelli attesi. Dunque? Per i soldati schierati nei teatri di guerra principali degli ultimi anni si applica il criterio della probabilità, vale a dire che basta l’insorgenza della malattia a far scattare l’indennizzo a favore del militare e dei suoi familiari a meno che l’amministrazione non riesca a dimostrare che la patologia sia insorta per fattori esogeni. Annullato del parere del comitato di verifica per le cause di servizio: è accolto il ricorso del militare dell’aeronautica difeso dalle avvocatesse Miretta Malanot e Alessandra Cavagnetto. Va pure verificato se i mezzi impiegati nei teatri operativi siano stati poi bonificati prima del rientro in patria, come prevede la direttiva del comando generale: risultano infatti accolte varie domande di risarcimento fondate sulle violazioni degli obblighi ex articolo 2087 cc.