di Andrea Settefonti 

 

Per la promozione all’estero e la partecipazione al Vinitaly, le aziende vinicole hanno assicurato progetti con Sace per circa 20 milioni di euro. Tra i principali investimenti, il finanziamento da 10 milioni di euro per Gruppo Italiano Vini per la promozione all’estero, un milione di euro a Bisol e uno a Zonin per Stati Uniti e Gran Bretagna. Sono 2,5 i milioni di euro per la toscana Barone di Ricasoli, mentre in Lombardia sono andati 600 mila euro per Decordi e 400 mila per Pietro Nera per acquistare uve per produrre vini destinati all’export e per partecipare al Vinitaly. A Zaccagnini, abruzzese, Sace ha garantito un finanziamento di 1,5 milioni di euro, mentre sono 500 mila gli euro per la pugliese Cantine Due Palme per l’acquisto di uve per i mercati esteri e per la partecipazione a Vinitaly. Con una quota di mercato globale del 19,3%, il vino è tra i comparti più rilevanti per l’export italiano di prodotti agroalimentari, insieme alla pasta, di cui l’Italia è leader mondiale, con una quota del 37,5%, e l’olio, 25%. Tra tutti questi, il vino è quello che ha davanti a sé le migliori prospettive di crescita dell’export nei prossimi anni. Sace stima, infatti, in ben 1,6 miliardi di euro il valore delle nuove esportazioni che il comparto potrebbe mettere a segno nei prossimi tre anni, se riuscisse a cogliere a pieno il potenziale di domanda estera. «Il vino è una delle più importanti bandiere del made in Italy», commenta il presidente di Sace, Giovanni Castellaneta. «Il nostro impegno al fianco delle aziende di tutta la filiera riflette il dinamismo dimostrato dalle diverse realtà. Dai produttori di macchinari alle aziende vinicole, che negli anni più recenti si stanno affacciando con successo sulla scena internazionale, al di fuori delle rotte comuni».