di Anna Messia

A livello europeo il dibattito sui Btp è ancora tutto aperto per le assicurazioni. L’Eiopa (che riunisce le Ivass dell’Ue) è infatti chiamata a chiarire se l’investimento in titoli governativi (per le imprese che sceglieranno il modello interno) potrà essere considerato rischioso e quindi richiedere accantonamenti di capitale ai fini di Solvency II, il nuovo regime che partirà a gennaio 2016.

Una questione su cui i Paesi dell’Unione sembrano avere posizioni molto diverse e particolarmente delicata per le assicurazioni italiane, che in Btp investono complessivamente più di 250 miliardi e potrebbero quindi essere costrette a cambiare scelte d’investimento qualora l’autorità europea decidesse per la stretta. Il nodo potrebbe essere sciolto a breve e l’autorità italiana, l’Ivass guidata da Salvatore Rossi, è chiamata a una scelta difficile in questa partita vista la rilevanza delle somme in gioco. In attesa della definizione della questione ieri, in una lettera al mercato, l’Ivass ha però chiarito che, anche se l’Italia riuscisse a spuntarla in questa partita europea, le assicurazioni devono comunque mantenere alta l’attenzione sui Btp presenti nei loro portafogli. Il primo esame sarà la simulazione di Solvency II che le compagnie dovranno consegnare all’Ivass a fine giugno. In una lettera inviata ieri al mercato l’authority ha chiarito che, nella valutazione dei rischi collegati ai loro investimenti, Btp compresi, le imprese dovranno tenere conto di due importanti elementi: le variazioni e l’impatto degli scenari macroeconomici, e l’allineamento delle scadenze tra gli investimenti e gli impegni presi nei confronti degli assicurati. Come dire che, seppur considerati privi di rischio, i Btp a tre anni potrebbero essere considerati non adeguati a soddisfare gli impegni presi con polizze decennali vendute ai clienti. Con la conseguenza che potrebbe essere richiesto capitale aggiuntivo. Nella loro valutazione prospettica dei rischi, inoltre, le imprese dovranno tenere conto anche degli effetti dello scenario economico sui loro portafogli, ivi inclusi i titoli governativi. Le imprese dovranno cioè dimostrare l’adeguatezza patrimoniale in ipotesi di shock dello scenario macroeconomico. Il pericolo sui governativi, nella situazione attuale, è in particolare che la persistenza di bassi tassi d’interesse mantenga risicati i rendimenti, richiedendo anche in questo caso manovre aggiuntive alle imprese.

Anche se in se privi di rischio, come chiarito quindi dall’Ivass, i Btp (e i governativi in generale) dovranno essere attentamente valutati e pesati nei portafogli delle imprese. Nella lettera l’istituto ha dato anche indicazioni aggiuntive in vista dell’importante test di giugno. Anche se si tratterà di un esercizio individuale, in cui ogni impresa potrà tenere conto delle proprie caratteristiche, l’autorità ha indicato linee comuni cui le assicurazioni dovranno attenersi. Quella più importante riguarda indubbiamente l’orizzonte temporale che dovrà essere preso a riferimento, e che dovrà essere pari almeno a tre anni. (riproduzione riservata)