di Anna Messia

Non si tratta di una difesa corporativa dell’Ivass, ha chiarito subito il presidente dell’istituto di controllo assicurativo, Salvatore Rossi, ma ci sarebbe bisogno «di riconsiderare lo stralcio di competenze a suo tempo previsto dalla legge sul risparmio 2015 e riunificare la funzione di vigilanza e tutela in capo all’Ivass».

La questione è quella delle index e delle unit linked, polizze ad alto contenuto finanziario che dieci anni fa il legislatore aveva deciso di rendere di competenza della Consob, lasciando all’Ivass tutte le altre polizze a più alto contenuto assicurativo, come le gestioni separate. «È opportuno interrogarsi se questa vecchia previsione normativa sia ancora valida alla luce del nuovo quadro normativo», ha aggiunto il numero uno dell’Ivass e direttore generale della Banca d’Italia, chiamato ieri in audizione alla commissione Finanze della Camera per il recepimento della direttiva europea Solvency II. Perché «pur riconoscendo l’affinità dei prodotti assicurativi d’investimento con altri prodotti finanziari, il legislatore europeo sta privilegiando la specificità dei soggetti che li progettano, ovvero le imprese di assicurazione, rispetto alla somiglianza con altri prodotti», ha chiarito Rossi. Insomma l’Italia rischia di essere un unicum in tutta Europa e l’Ivass si candida a riprendere in mano il controllo su tutte le polizze Vita, nonostante il forte impegno per l’imminente avvio delle nuove regole di Solvency II. Tanto che ieri lo stesso Rossi ha chiesto ai deputati di rivedere la legge che nel 2012 istituì l’Ivass (dalla trasformazione dell’Isvap) stabilendo che la pianta organica fosse congelata alla dimensione di quel momento. Solvency II, che entrerà in vigore a gennaio 2016, «rappresenta un formidabile cambiamento rispetto all’attuale regime vecchio di trent’anni», ha aggiunto il presidente Ivass. Una svolta radicale che richiede molto lavoro alle imprese ma anche a chi ha la responsabilità di vigilanza, così che ad Ivass ci sarebbe bisogno di inserire nuove risorse, limitate ma specializzate. «Come analisti e ingegneri finanziari», ha aggiunto, ricordando che l’istituto non pesa sul bilancio pubblico visto che è finanziato con il contributo dei soggetti vigilati.

Riguardo lo schema di decreto legislativo per l’attuazione di Solvency II, l’Ivass, che ha dato il suo contributo tecnico, ha detto di condividerne l’impostazione così come larga parte dei contenuti della riforma del Codice delle Assicurazioni Private (Cap). E ha risposto anche alle critiche dell’Ania, che qualche giorno fa aveva parlato di «eccesso di delega» nella legge italiana che dà all’Ivass poteri aggiuntivi, come quello di intervento sulla distribuzione degli utili. L’ipotesi di un eccesso di delega «ci pare manifestamente infondata», ha detto Rossi, aggiungendo poi che c’è bisogno urgente di rivedere l’articolo 191 del decreto, che rischia di bloccare il recepimento in Italia dei regolamenti Eiopa. Riguardo la funzione attuariale prevista da Solvency II per ogni singola impresa, Rossi ha chiesto che il requisito di iscrizione all’Albo non sia condizione sufficiente, ma che venga messa al primo posto «la comprovata esperienza professionale nelle materie rilevanti ai fini dell’espletamento dell’incarico». (riproduzione riservata)