Il presidente di Assogestioni: l’industria del gestito è in un momento di grande espansione, ma le risorse raccolte devono fare da sostegno all’economia reale. Anche attraverso nuovi strumenti

di Jole Saggese Class Cnbc

«Il risparmio non deve essere considerato sempre e solo un serbatoio per le entrate fiscali. Penso che debba essere considerato un obiettivo di politica economica per sé». Lo ha detto Giordano Lombardo, presidente Assogestioni, in un’intervista esclusiva a Class Cnbc al Salone del Risparmio a Milano.

 

Domanda.

Dottor Lombardo, è soddisfatto di come sta andando il Salone quest’anno?

Risposta. Sono soddisfattissimo, anche se i bilanci si fanno alla fine. Però siamo contenti dell’afflusso di persone, che sono state tantissime, ma anche degli argomenti trattati nel corso dei dibattiti. Abbiamo scelto un tema importante per l’economia del Paese, cioè come mettere in contatto l’ingente ammontare di risorse che stanno affluendo al risparmio con la crescita del Paese.

D. Lei ha detto che il risparmio può crescere ancora, dopo un 2014 record in termini di raccolta e di patrimonio a patto che sia tutelato e che diventi davvero l’interlocutore della politica. Su questi due temi l’intervento di Padoan al Salone le è piaciuto?

R. Io credo che queste siano le due condizioni fondamentali per creare quel collegamento di cui parlavamo prima. L’industria del risparmio in Italia sta crescendo più che in ogni altro Paese d’Europa. Il ministro ha tracciato linee molto chiare e del resto il governo ha già impostato alcune linee di azione: penso al decreto Competitività e a Destinazione Italia, con i quali, per esempio, si comincia a dare al risparmio previdenziale la missione di canalizzare un po’ di risorse verso le piccole e medie imprese.

D. Quando parla di tutela del risparmio, che cosa intende?

R. Chiediamo che il risparmio non venga considerato sempre e solo un serbatoio, come tanti, per le entrate fiscali. Penso che debba essere considerato un obiettivo di politica economica per sé. Tutelare il risparmio e farlo cresce negli anni dovrebbe essere uno degli obiettivi primari della politica economica. Questo passaggio è stato un po’ dimenticato da troppi anni e da troppi governi. La novità potrebbe essere vedere il risparmio al centro della politica.

 

D. Padoan ha detto in sostanza che è un momento di mutamento e il suo auspicio è che il risparmio si incanali sempre più verso forme un po’ più rischiose, dove la parola rischio ha un’accezione positiva. Secondo lei, il ministro chiede anche un’offerta maggiore all’industria del risparmio?

R. Credo di sì e comunque l’industria è pronta a farlo, questo sforzo. Perché quando parliamo di rischio non parliamo soltanto di spostare le risorse ma soprattutto di nuovi strumenti. Per esempio i famosi Fondi di Credito, piuttosto che i Fondi a Lungo termine, sono strumenti che non esistono o esistono in maniera molto limitata nei portafogli ma che sempre di più prenderanno piede. Sono strumenti meno liquidi, sono più volatili e quindi ecco perché devono essere collegati a un obiettivo di lungo periodo. Perché per tenerli in portafoglio gli investitori hanno bisogno di un orizzonte temporale adeguato.

 

D. Il risparmio che confluisce in attività reali può servire anche per preservare l’italianità delle aziende?

R. Il mercato è ovviamente libero e anche il mercato della proprietà lo è. Io non vedo assolutamente con sfavore il fatto che ci siano capitali stranieri che investono in importanti realtà imprenditoriali italiane. È un segno di forza del Paese. Sarebbe bello che avvenisse anche il contrario, dato che ci sono capitali che cercano impieghi. Sarebbe bello investire nello sviluppo del Paese ma, perché no, anche all’estero. È una via a doppia circolazione. Sicuramente lo stock di risparmio italiano deve essere diversificato tra l’Italia e l’estero. Per esempio oggi sappiamo che la Borsa italiana rappresenta poco più dell’1% negli indici globali. Perché questa percentuale cresca è necessario far tornare i risparmiatori italiani.

 

D. In chiusura vuole darci qualche indicazione sul futuro?

R. Bisogna che gli investitori adeguino le aspettative sui rendimenti. Ricordo che abbiamo avuto anni molto favorevoli dal punto di vista dei mercati finanziari e quindi impostare le proprie aspettative di rendimento sugli ultimi anni sarebbe sbagliato. Quando si dialoga con il proprio consulente finanziario bisogna da un lato chiarire i propri obiettivi ma dall’altro essere realistici. I prossimi anni non saranno in termini di rendimento pari a quelli passati. È vero però che se le condizioni economiche e i tassi rimarranno al livello attuale, e io credo che lo saranno per ancora molto tempo, i prodotti di risparmio gestito permettono di mantenere i rendimenti soddisfacenti e soprattutto di gestire i rischi, d’altronde nascono proprio per questo. (riproduzione riservata)