di Simona D’Alessio 

 

«Urgente» l’approvazione parlamentare del Fatca (Foreign account tax compliance act), la normativa americana nata per aprire una breccia nel segreto bancario internazionale. E, altrettanto importante, è ricordare che la regolarizzazione spontanea dei capitali all’estero (la «voluntary disclosure») non è un’occasione infinita, bensì l’ultima chiamata fino al 30 settembre 2015, «prima dell’avvio dello scambio automatico fra giurisprudenze fiscali». Parola di Luigi Casero, viceministro dell’economia, che nel corso di un’audizione, ieri pomeriggio, in commissione finanze a palazzo Madama traccia la linea d’azione che porterà a chiudere quelli che definisce «i buchi neri», con i quali si fanno uscire dal nostro paese, «in modo opaco, fondi derivanti dall’evasione». E, proprio attraverso la procedura sul rientro spontaneo dei patrimoni detenuti al di là dei nostri confini (legge 185/2014), nonché grazie ad una serie di accordi con alcuni paesi esteri, dichiara, «pensiamo di riuscire a far tornare quei beni» in Italia. Negli ultimi anni, argomenta il numero due del dicastero di via XX settembre, «l’evasione ha assunto una grande connotazione internazionale», sottolinea. Un’efficace operazione di contrasto è chiaro che non può essere realizzata soltanto con «le misure domestiche», dunque il governo s’impegna nel portare avanti iniziative «coordinate a livello internazionale»: il Fatca ne è un fondamentale esempio, visto che la disciplina statunitense «ha portato alla creazione di un nuovo standard per lo scambio automatico di informazioni. Potrei paragonarlo a un radar» afferma Casero dinanzi ai senatori, in grado di intercettare «una gamma molto ampia di redditi e di disponibilità finanziarie» e in condizione di superare «lo schermo di società, di trust» Ecco, dunque, l’urgenza di arrivare alla ratifica dell’accordo fra i governi di Roma e di Washington, finalizzato a migliorare la «compliance» fiscale internazionale: ai membri della VI commissione di palazzo Madama il viceministro, pertanto, sollecita il varo in tempi stretti del testo (1.719) che comprende Fatca e Crs (Common reporting standard), licenziato dai deputati il 18 dicembre 2014 che, mette in luce, «introduce in via generale obblighi per gli intermediari italiani: è uno dei passaggi che dovremo fare entro quest’anno», ammonisce per concludere il 2015 forti di «una legislazione consona con gli impegni presi. E che abbiamo contribuito a realizzare in ambito europeo». Immediata la replica di Mauro M. Marino (Pd), presidente dell’organismo parlamentare, che annuncia di aver «già preso contatti» con l’omologo della commissione esteri, Pierferdinando Casini (Ap), e «dovremmo riuscire ad incardinare la settimana prossima il provvedimento». Non c’è tempo da perdere, e Casero lo esplicita ancora meglio: ci sono «dieci mesi di tempo per adottare la normativa fiscale, anche quella secondaria e le circolari» e attivare «l’implementazione necessaria». Il 2017, insiste, «non è un termine lontanissimo, la raccolta dei dati presso le istituzioni finanziarie comincerà dal 2016 anche sui conti nuovi e vecchi, in essere al 31 dicembre 2015. Pertanto», conclude, «a fine anno inizierà l’iter che nel 2017 vedrà il primo effettivo momento di scambio».