di Stefania Peveraro

La crisi ha aumentato la percezione del rischio da parte delle piccole medie imprese italiane, che si preoccupano però sostanzialmente solo dei rischi finanziari e in particolare di quelli di controparte e di liquidità. Le pmi fanno però ancora molta fatica a rilevare il valore della gestione dei rischi in termini di minore volatilità dei ritorni attesi. Sono i risultati principali della seconda edizione dell’indagine condotta su un campione di 701 pmi distribuite su tutto il territorio nazionale dall’Osservatorio Politecnico di Milano-Cineas in collaborazione con Confapi Industria sul Risk Management, realizzato da RiskGovernance del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano.

Più nel dettaglio, la maggior parte (63%) delle pmi dichiara di non adottare tecniche di gestione del rischio. E tra quelle che adottano tecniche di gestione, soltanto il 52% valuta i rischi in maniera formale e secondo un processo strutturato. I numeri presentati ieri, sebbene ancora poco confortanti, indicano un qualche miglioramento rispetto ai dati della precedente edizione del 2012. In quel caso, infatti, delle aziende che adottavano tecniche di gestione, soltanto il 42% dichiarava di avere adottato un processo strutturato. Non solo. Marco Giorgino, direttore di RiskGovernance del Politecnico di Milano ha spiegato a MF-Milano Finanza che «la spesa per il risk management nelle pmi italiane è in aumento in termini sia assoluti sia percentuali, in modo più marcato per le medie imprese, passando dal 2012 al 2013 dallo 0,3% al 3,8% del fatturato per le aziende con più di 10 milioni di ricavi». E prosegue Giorgino, «i rischi più rilevanti per le pmi sono quelli finanziari (per il 58% del campione dal 48% del 2012). Tra questi per almeno l’80% dei casi quelli di credito della controparte ma sono significativi anche quelli di liquidità». La gestione di questi rischi passa soprattutto dal loro trasferimento o tramite copertura assicurativa o utilizzo di strumenti finanziari. «Il problema, però, è che le pmi italiane non si rendono contro del fatto che esistono altri rischi che in un’ottica di medio termine possono rivelarsi molto pericolosi, in particolare quello di perdere dei manager chiave o anche i rischi ambientali», sottolinea Adolfo Bertani, presidente Cineas, un consorzio universitario che ha per missione la diffusione della cultura della gestione del rischio. E ha aggiunto Bertani: «Se il problema delle aziende oggi è che fanno fatica a ottenere finanziamenti dalle banche, forse è il caso che mettano in atto delle politiche che possano convincere le banche del fatto che sono meritevoli della loro fiducia». (riproduzione riservata)