di Andrea Montanari e Stefania Peveraro  

Dopo diverse stagioni di magra in cui a Piazza Affari le quotazioni erano ridotte al lumicino, con il solo settore della moda (da Yoox a Brunello Cucinelli, da Salvatore Ferragamo aMoleskine e Moncler), a dare un po’ di vitalità, quest’anno pare che la tendenza si sia invertita.

In pochi mesi si stanno concretizzando importanti piani di quotazione a Piazza Affari, che oggi conta solo 326 aziende quotate (erano 344 nel 2007), 36 delle quali sull’Aim, per una capitalizzazione totale del listino di 447 miliardi e un peso specifico sul Pil non superiore al 29% rispetto al 45% della Germania o l’80% della Francia. E stavolta, diversamente dal passato, non si tratta di semplici opzioni, possibilità, ipotesi e valutazioni.

Complice la necessità del governo italiano di accelerare sulle privatizzazioni per fare cassa e cercare di rientrare nei parametri europei, e un rinato ottimismo sulle borse europee, la finestra giusta per sbarcare in borsa si è davvero aperta. E se in Europa si scommette sull’arrivo nel 2014 di almeno 80 ipo, in Italia da aprile a dicembre dovremmo assistere almeno al debutto di Poste Italiane, Fincantieri, Cerved, Anima sgr, Fineco e Sisal. Questi i nomi delle imminenti matricole. Alle quali potrebbero aggiungersi Savio o Gamenet. Un flusso di titoli di oltre 8 miliardi è in arrivo sulla borsa milanese, secondo i calcoli effettuati da MF-Milano Finanza. Ovviamente, la parte del leone la farà Poste, che da sola varrà tra 10 e 15 miliardi e potrebbe portare sul mercato titoli per 4-6 miliardi.

«Le voglio fare un esempio su scala continentale, che la dice lunga sul ritorno di fiamma degli investitori internazionali», sottolinea a MF-Milano Finanza Stefano Bellavita di Eidos Partners, società indipendente di consulenza finanziaria. «Nel terzo trimestre dello scorso anno in Europa ci sono state emissioni per 3 miliardi. Nel quarto trimestre il dato è schizzato a 15 miliardi. Al punto che le quotazioni nel Vecchio Continente sono più che raddoppiate dal 2012, quando sono state poco meno di venti, al 2013, che ne ha viste ben 41». E c’è poi, secondo il partner di Eidos, un altro dato esemplificativo del ritrovato interesse per il mercato italiano: «Abbiamo raggiunto 33 settimane consecutive di flussi positivi nei fondi azionari. Ciò dimostra che i capitali che dai mercati emergenti si sono riposizionati sull’Europa potrebbero a breve convergere sui listini azionari, in particolare italiani e spagnoli». E se la politica ha un ruolo importante, il settore dei servizi finanziari avrà con Fineco, Anima e Cerved un peso specifico rilevante sul Ftse-Mib e sugli altri listini di borsa. «Non scordiamoci», aggiunge Bellavita, «che il sistema produttivo italiano conta aziende di piccola e media dimensione leader mondiali in quasi 220 nicchie di mercato. Un bacino da valorizzare e in cui operano realtà solide, strutturate, pronte per approdare sul listino milanese». «Eccellenze di mercato quali Fineco, una delle banche del futuro, Sisal o Cerved», fa eco Paola Maiorana, partner di Kpmg e responsabile dei capital market, «possono certamente attrarre ancora di più i capitali stranieri. È positivo che si affaccino a Piazza Affari società di questa taglia e con questa solidità». A contribuire a questa nuova primavera potranno essere poi il programma Elite, elaborato da Borsa per avvicinare le società alla quotazione e il neonato progetto Tipo, sviluppo da Tip, la merchant quotata di Gianni Tamburi, che investirà capitali in aziende che entro 5 anni al massimo diventeranno matricole.

 

Che tale ritorno di fiamma sia anche uno dei tanti effetti del ciclone-Renzi? «Dare, come è successo in Italia in queste ultime settimane, forti segnali di cambiamento politico sicuramente influisce sulle aspettative e sul sentiment dei grandi investitori esteri», risponde Maiorana. «In effetti, la percezione del rischio-Paese si è ridotta in maniera significativa e l’appeal per l’Italia è migliorato. Un segnale importante arriva poi dalla riduzione dello spread (venerdì 14 sceso a 186 punti base, ndr)». A questo punto bisogna capire se questo trend possa durare a lungo e se il traino di business consolidati e marchi affermati come quelli che stanno per inoltrare le richieste di quotazione a Consob e Borsa Italiana possano fare proseliti nel resto del sistema produttivo nazionale. «I settori su cui scommettere per nuove, possibili quotazioni? Certamente il green, oltre ovviamente alla possibilità per l’Italia di puntare su segmenti ed eccellenze nel luxury», indica il partner di Kpmg.

La ritrovata verve però ha un effetto collaterale: l’ingorgo di file tra i banker che rischiano di ritrovarsi pile di documenti sulle scrivanie, facendo per forza slittare alcune operazioni. Anche perché con la crisi globale dei mercati molte banche d’affari hanno rivisto le strutture interne, assottigliando quelle di equity capital market per rinforzare quelle specializzate nelala finanza delle crisi, ristrutturazioni, procedure concorsuali o special situation. Ora saranno costrette al dietrofront per non bloccare la ritrovata verve della borsa. Queste le matricole in arrivo a Milano.

 

POSTE ITALIANE. Certamente l’ipo dell’anno. Il governo ha avviato formalmente la procedura. Il ministero delle Finanze ha nominato Lazard quale advisor, la società guidata da Massimo Sarmi ha scelto Rothschild. Arriverà a Piazza Affari nel quarto trimestre di quest’anno con un flottante vicino al 40%. Entro martedì 18 le 20 banche invitate dovranno consegnare le proposte sull’operazione, che potrà rappresentare uno spartiacque per la piazza finanziaria italiana. Problemi di sottoscrizione non ce ne saranno affatto, anzi la fila sarà lunga per quella che viene considerata una società migliore di un titolo di Stato, da conservare gelosamente in portafoglio.

 

FINCANTIERI. Altra matricola di matrice pubblica, quella guidata dall’ad Giuseppe Bono, un fiore all’occhiello dell’industria nazionale, che mezzo mondo ci invidia. La quotazione, che avverrà con una opvs (per un flottante superiore al 30%) si concretizzerà entro l’estate. A gestirla è Rothschild. Una decina le banche chiamate da Cdp, tra cui Mediobanca, Banca Imi, Unicredit, JpMorgan, Morgan Stanley e Credit Suisse.

 

FINECO. Passo storico quello intrapreso dal gruppo Unicredit dopo la maxi pulizia di bilancio (chiuso con una perdita di 14 miliardi). Verrà quotata entro l’estate, tra giugno e luglio, la banca online che conta oltre 900 mila clienti e più di 40 miliardi di asset complessivi. Il flottante oscillerà tra il 25 e il 30%. Il valore dell’asset si aggira sui 2 miliardi. Non ci sono advisor per ora. Il processo lo gestiranno Mediobanca, Unciredit e Ubs.

 

Le ipo del private equity. Per i fondi italiani finalmente il 2014 si proila come un anno in cui sarà più facile disinvestire, dopo tanto aspettare. Con i primi accenni di ripresa economica e il migliorato sentiment degli investitori internazionali nei confronti dei mercati azionari, sta infatti migliorando lo scenario anche per il private equity italiano, che negli ultimi tre anni ha patito gli effetti della crisi sulla maggior parte delle aziende in portafoglio, e che per questo ha dovuto lavorare duro per ristrutturarle e rilanciarle. La conseguenza è che il tempo medio di permanenza delle partecipate nel portafoglio dei fondi si è allungato parecchio e i rendimenti per gli azionisti si sono contratti. In ogni caso, nel frattempo, c’è chi ha già testato il mercato dei capitali proponendo dei bond, sfruttando la nuova normativa favorevole studiata per i cosiddetti minibond, cioè le emissioni di piccola taglia portate sul mercato dalle pmi. La normativa, però, riguarda tutte le società non quotate, indipendentemente dalle loro dimensioni, e quindi ne hanno beneficiato nomi come Cerved, Sisal e Gamenet (che adesso si preparano all’ipo) e altri come Cogemat e Marcolin (sempre inportafoglio ai fondi, ma non in pista per un’ipo).

 

ANIMA SGR. Anima Holding (AM holding), la società che controlla Anima sgr, potrebbe approdare a Piazza Affari a inizio aprile, una volta ottenuto il nulla osta di Consob e il via libera di Borsa Italiana. Nata dall’aggregazione di Prima sgr (che incorporava le attività di gestione di Mps), Bipiemme Gestioni sgr e la vecchia Anima sgr, che la Banca Popolare di Milano aveva delistato da Piazza Affari , nel 2012 ha rilevato anche Aperta sgr dal Credito Valtellinese e la Lussemburgo Gestioni sa. A fine 2013 gestiva oltre 46 miliardi. La società fa capo per il 37% al fondo di Clessidra, per il 35,3% a Bpm, per il 22,7% a Mps, per il 2,8% al Credito Valtellinese e per il restante 2,2% a Banca Etruria, Finnat e ai manager. Coordinatori dell’offerta globale sono Goldman Sachs International, Banca Imi e Unicredit, che insieme a Ubs agiranno anche in qualità di Joint bookrunner.

 

CERVED. Il fondo Cvc Capital Partners ha fatto bingo con il gruppo specializzato nelle informazioni finanziare, acquistato poco più di un anno fa in un secondary buyout da Bain Capital e Clessidra. Cerved, infatti, continua a macinare utili Cvc ha dato mandato a Lazard per accompagnare la partecipata a Piazza Affari. Global coordinator, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, saranno Intesa Sanpaolo, JP Morgan, Mediobanca e Unicredit.

 

SISAL. Controllato dai fondi Apax e Permira, che nel 2006 si sono affiancati a Clessidra, già presente, il gruppo specializzato in giochi e scommesse aspetta da tempo il momento giusto per la Borsa. Quest’anno dunque dovrebbe essere la volta buona, I fondi hanno già dato mandato agli advisor Deutsche Bank e Banca Imi.

 

GAMENET. Sempre nel settore dei giochi e delle scommesse, anche Gamenet punta alla Borsa. Il capitale del gruppo è controllato dal 2010 dal fondo Trilantic Capital Partners. La procedura per l’ipo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, è alle fasi iniziali.

 

SAVIO. In rampa di lancio per il 2015 c’è infine Savio, il gruppo produttore di macchine per il settore tessile controllato al 75% dal 2011 da Alpha Private Equity. Obiettivo del fondo è tenere in portafoglio Savio ancora per un anno, in modo da monetizzare i risultati del 2014. Questi ultimi sono infatti visti finalmente in recupero dopo due anni di stallo del settore. Per Savio è un secondo tentativo. Il primo, che risale al 1996, nella prima stagione di privatizzazioni (faceva parte del gruppo Eni) non era andato a buon fine (riproduzione riservata)