di Angelica Ratti  

 

Togliere le mani dal volante e lasciarsi condurre dalla vettura: il fantasma di molti costruttori automobilistici sta per diventare realtà. Pressata dall’opinione pubblica e dai poteri pubblici, l’industria automobilistica sta cercando, da più decenni, di trovare soluzioni per ridurre il numero di incidenti e diminuire l’inquinamento dell’aria attraverso il calo delle emissioni.

La guida con il pilota automatico è una delle piste esplorate. Per l’alleanza Renault-Nissan i primi veicoli a guida autonoma saranno una realtà entro il 2020. Sulla scia, altri hanno accelerato le loro ricerche. Volkswagen guida il programma «Adaptative» sul pilota automatico condotto insieme a dieci grandi costruttori, istituti di ricerca e università. Ne deriveranno sistemi diversi a seconda della guida in autostrada o piuttosto nel traffico urbano e le manovre per parcheggiare.

Tuttavia, ci sono alcuni ostacoli sul cammino della macchina che si guida da sola. Primo, la legislazione attuale che impone al guidatore il controllo della propria vettura, e delegare la guida al «grande fratello» comporterà problemi di sicurezza. Inoltre, sarà necessario l’adattamento delle infrastrutture e il cambio di mentalità dei produttori di gomme. Per il momento sono in commercio auto che aiutano, con l’ausilio dell’elettronica, il guidatore a svolgere alcune manovre come quella di parcheggiare, di mantenere la distanza di sicurezza, di restare nella propria posizione in fila. E nel futuro prossimo arriverà l’auto capace di curvare da sola. Ma tutto questo non esonererà il guidatore dal mantenere la sua concentrazione.

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