Mercati

Facendo un po’ di chiarezza si riscontrano delle differenze. Cala la raccolta per le compagnie con sede in Italia. Cresce notevolmente quello delle imprese UE con ricadute importanti per gli intermediari

Autore: Sonia Lazzini
ASSINEWS 251: marzo 2014

Ogniqualvolta si parla di RC auto e di risultati tecnici conseguiti dalle compagnie di assicurazione si aprono delle questioni che nella maggior parte dei casi servono soltanto ad aumentare la confusione. Spesso, e forse involontariamente, anche la stampa non specializzata contribuisce ad aumentare le polemiche e la forte diffidenza che gli assicurati nutrono nei confronti delle compagnie.
“In Italia si pagano le tariffe più elevate”. “Le compagnie, sino al 2012, hanno registrato perdite nel ramo auto”. Due affermazioni apparentemente contradditorie, ma, a nostro avviso, del tutto veritiere. Gli scettici comunque, con un tono talora saccente, affermano che le perdite sono in gran parte fittizie perché nei bilanci delle imprese vengono “gonfiati” gli importi dei sinistri che saranno pagati negli anni successivi alla chiusura del bilancio.
L’affermazione più ricorrente, mutuata dalle nostre origini contadine, è: “… c’è del grasso nelle riserve”, poiché le compagnie intendono rimpinguare questa voce per giustificare la propria esosità e poter meglio affrontare il periodo delle vacche magre. Peccato che questa supposizione nell’ultimo decennio sia stata smentita dalle evidenze contabili. Le riserve, in generale, sono risultate lievemente carenti e in taluni casi (Gruppo Fonsai) decisamente insufficienti. Il fatto è che troppo spesso si fanno affermazioni senza analizzare le statistiche che, in un arco temporale di medio periodo, sono ben leggibili e consentono di fare delle valutazioni serie. CONTENUTO A PAGAMENTO
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