di Francesco Cerisano  

 

Tutte le tipologie di rendite finanziarie a cui oggi si applica l’aliquota del 20% verranno tassate al 26% per recuperare i 2,6 miliardi necessari all’abbattimento dell’Irap. A sfuggire al giro di vite sul risparmio degli italiani voluto dal governo Renzi resterebbero solo i titoli di stato (Bot) che continuerebbero a essere tassati al 12,5%.

Il condizionale è d’obbligo perché, in attesa di leggere nero su bianco i provvedimenti in cui verrà declinata la rivoluzione fiscale illustrata dal premier mercoledì scorso (oltre al taglio del 10% dell’Irap e all’aumento delle tasse sul capital gain, il clou è rappresentato dalla riduzione del cuneo fiscale in grado di portare 1.000 euro in più all’anno in busta paga a 10 milioni di lavoratori dipendenti), non è ancora chiaro il destino dei conti correnti e dei conti deposito al centro di un piccolo giallo. Perché nella conferenza stampa che ha seguito il «one man show» del presidente del consiglio, alla domanda se anche conti correnti e conti deposito sarebbero stati esentati, al pari dei Bot, dall’inasprimento fiscale, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan è sembrato rispondere affermativamente. Molti quindi hanno interpretato la volontà del governo di lasciare al 20% l’aliquota su queste due tipologie di risparmio tradizionalmente prudenti e conservative per concentrare l’aumento al 26% sul capital gain azionario e obbligazionario.

Ma nei giorni successivi al cdm, dal ministero non è arrivata alcuna dichiarazione ufficiale che confermasse quella che è rimasta solo una sensazione colta in conferenza stampa. A chiarire, parzialmente, il giallo è intervenuto il portavoce del ministro, Roberto Basso, che, rispondendo a una richiesta di chiarimenti su Twitter, ha precisato che l’orientamento del ministero è di tassare al 26% tutto ciò che aveva l’imposta al 20%. Via XX Settembre ha chiesto alle Finanze un elenco dettagliato delle diverse tipologie di capital gain interessate dall’aumento che presto sarà reso noto.

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