di Gabriele La Monica MF-DowJones    

Per risolvere l’impasse in cui si è venuta a trovare la Fondazione Carige, azionista di Banca Carige con una quota del 45,1% e in difficoltà in vista dell’aumento di capitale da massimi 800 milioni di euro che verrà annunciato la settimana prossima dall’istituto di credito ligure, si prospetta una soluzione simile a quella che ha consentito alla Fondazione Mps di azzerare il debito bancario riducendo (per ora) al 15% la partecipazione al capitale sociale della blasonata banca senese. È quanto si apprende da fonti vicine al dossier Carige, le quali sottolineano che il successo dell’accelerated bookbuilding con cui la Fondazione Mpsguidata da Antonella Mansi ha collocato l’11,98% del Monte dei Paschi dimostra come ci sia un discreto interesse, soprattutto da parte di investitori esteri, per i titoli azionari delle banche italiane.

E quindi si sta studiando l’opportunità anche per la banca genovese di mettersi in scia e di ricorrere a un collocamento di parte della quota detenuta in Carige attraverso un accelerated bookbuilding.
 

Così come aveva fatto la banca senese nelle settimane precedenti il collocamento, anche la Fondazione Carige (presieduta da Paolo Momigliano) da tempo sta cedendo azioni dell’istituto di credito sul mercato, raggruppate in piccoli pacchetti. In venti distinte operazioni condotte sul mercato, infatti, durante il mese di febbraio la Fondazione Carige ha venduto 19,2 milioni di azioni di Banca Carige, corrispondenti a circa lo 0,9% del capitale, per un incasso complessivo di quasi 8,2 milioni di euro. La partecipazione azionaria della Fondazione al momento si è così ridotta al 45,1%. Il collocamento di una quota robusta consentirebbe da un lato di affrontare l’aumento di capitale pro quota (residua), dall’altro lato di mettere in cascina il fieno necessario per le erogazioni sul territorio in attesa che la banca ritorni a distribuire il dividendo. Al termine dell’operazione la Fondazione Carige, assistita da Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) in qualità di advisor, dovrebbe avere una quota rappresentativa della banca, tale da garantirle una primazia relativa all’interno dell’azionariato, ed essere affiancata da un socio industriale e da alcune altre Fondazioni. Tra i nomi che sono circolati con maggior insistenza in queste ultime settimane ci sono quelli della Investindustrial di Andrea Bonomi e della Fondazione CariLucca. In ambienti finanziari, ha spiegato una delle fonti, si studia anche la possibilità di coinvolgere anche Fondazioni più grandi, come la Cariplo e la Compagnia di Sanpaolo, per tenere comunque elevato il peso del mondo delle Fondazioni all’interno dell’azionariato di Banca Carige pur a fronte di una robusta diluizione della Fondazione di casa. (riproduzione riservata)