di Paola Valentini

A febbraio la raccolta netta dei fondi comuni e delle gestioni di portafoglio ha segnato il nuovo record di 11,8 miliardi di euro. Per trovare numeri simili di flussi è necessario tornare al 1998. Un risultato che cancella la battuta d’arresto di inizio anno (-1,5 miliardi) e porta il bilancio del 2014 a +10,3 miliardi.

Anche il patrimonio del settore, sostenuto dalle nuove sottoscrizioni e dall’effetto performance, ha segnato un nuovo primato a quota 1.362 miliardi. I dati di Assogestioni confermano quindi la ripresa della domanda per i prodotti di risparmio gestito da parte delle famiglie in una fase in cui la diversificazione consente di proteggere i patrimoni dalla volatilità delle borse, di accedere a categorie di investimento difficili da raggiungere con il fa-da-te e di allungare l’orizzonte degli investimenti. Proprio al tema del risparmio a lungo termine e della previdenza complementare è dedicato Il Salone del Risparmio di Assogestioni che apre oggi a Milano.

Tornando ai dati della mappa mensile del risparmio gestito, il 55% delle masse, oltre 746 miliardi, è investito nelle gestioni di portafoglio. Mentre il restante 45% (più di 616 miliardi) è consegnato alle gestioni collettive, tra le quali dominano i fondi comuni aperti con 574 miliardi che continuano a raccogliere con un ritmo brillante. Nel mese hanno attirato 6,4 miliardi di euro, per un totale di 59 miliardi da inizio 2013. A guidare la classifica delle preferenze dei risparmiatori ci sono i fondi flessibili (4,3 miliardi), gli obbligazionari (+1,6 miliardi), gli azionari (+1,1 miliardi) e i bilanciati (+205 milioni). Il dato da guardare con maggiore attenzione è quello che riguarda i prodotti azionari, visto che finalmente riscuotono l’interesse dei sottoscrittori che già hanno perso il rally del 2013. In controtendenza invece i fondi monetari i cui rendimenti, per via dei tassi ai minimi, stentano a coprire le commissioni: la raccolta netta sui prodotti di liquidità è stata negativa anche il mese scorso (-731 milioni).

Quanto al passaporto dei fondi, i prodotti di diritto estero hanno archiviato febbraio con una raccolta di 4,5 miliardi. Ai prodotti di diritto italiano sono andati invece 1,9 miliardi.

Sul fronte delle singole società, dominio delle banche. A partire dal gruppo Intesa Sanpaoloche ha ottenuto 3 miliardi di cui 2,6 miliardi relativi a Eurizon Capital e 400 milioni a Banca Fideuram. Seguono Pioneer del gruppo Unicredit con flussi netti per 1,8 miliardi, il gruppoGenerali con 1,5 miliardi e le Poste con 1 miliardo. Tra i big esteri a raccogliere di più è stata Invesco che grazie ai 644 milioni ottenuti a febbraio ha visto salire il patrimonio a 10,5 miliardi. Al secondo posto si sono piazzati pari merito Morgan Stanley e Deutsche asset & wealth management con flussi netti pari a 427 milioni. Poi Jp Morgan asset management con 421 milioni. La performance delle borse ha premiato questi tre operatori che hanno da sempre una forte specializzazione sulle azioni. Peraltro la raccolta di questi operatori internazionali è tutta relativa ai fondi aperti e non ai mandati istituzionali. Proprio a proposito delle case di investimento estere, tra quelle che comunicano mensilmente i dati ad Assogestioni spicca il dato negativo di Franklin Templeton (-696 milioni) che in passato ha visto forti flussi sugli obbligazionari ma negli ultimi mesi è in difficoltà, con i bond sempre meno amati dagli investitori. Templeton resta comunque il primo operatore estero per patrimonio gestito nei fondi aperti, con masse che a fine febbraio si attestavano a 27,4 miliardi. Tra le società quotate di raccolta e gestione del risparmio, Azimut ha registrato una raccolta netta di 540 milioni, il gruppo Mediolanum di 160 milioni. Mentre Anima, prossima ipo di Piazza Affari, ha ottenuto 320 milioni e il suo patrimonio ha superato i 48 miliardi, al quarto posto nell’industria. (riproduzione riservata)