di Andrea Giacobino  

 

A meno di quindici giorni dall’assemblea di Assogestioni che dovrà eleggere il nuovo presidente è ancora nebbia fitta su chi prenderà il posto di Domenico Siniscalco. Giordano Lombardo, vicepresidente di Pioneeer Investment Management (Unicredit), ricopre infatti oggi ad interim l’incarico di numero uno dell’associazione dei gestori italiani ed esteri attivi in Italia. E il 26 marzo, giorno di inaugurazione del Salone del Risparmio a Milano, organizzato proprio da Assogestioni, è prevista l’assemblea di nomina del nuovo presidente.

A tutt’oggi, però, non sono emerse candidature forti. Ha destato sorpresa, invece, il chiamarsi fuori dalla presidenza da parte del candidato più forte, Vittorio Grilli, ex ministro dell’economia e delle finanze del governo Monti e già direttore generale del Tesoro. Segno che il futuro di Grilli sarà nell’investment banking internazionale, da cui proviene avendo militato in Credit Suisse First Boston.

Fra i candidati esterni resistono, ma con minori chance, i nomi degli economisti Marco Onado (che si è occupato di risparmio gestito come presidente di Pioneer e consigliere di Capitalia sgr e Fineco sgr), Carlo Maria Pinardi (presidente di Analysis e Attiva sgr), Angelo Tantazzi (presidente di Prometeia ed ex presidente di Borsa Italiana) e Attilio Lentati (ex top manager di Ras, poi in Unicredit). Fra i manager più interni al sistema dei fondi comuni si segnalano in corsa Andrea Beltratti (già presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo e oggi di Eurizon Capital sgr) e Giuseppe Zadra, che ha appena lasciato la presidente di Anima sgr in vista della imminente quotazione, ma che ha una lunga esperienza istituzionale alla direzione generale dell’Abi. Secondo lo statuto di Assogestioni, il presidente deve essere scelto fra «personalità del mondo economico, finanziario o accademico». Non è però prevista una procedura dettagliata di nomina, tanto che Siniscalco fu scelto da un accordo fra gli allora vertici delle due grandi banche italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit (rispettivamente Corrado Passera e Alessandro Profumo) che tagliò fuori i gestori esteri, sempre più determinanti nelle grandi partite sugli assetti delle quotate, che si preparano ad una accesa campagna assembleare. Gestori esteri che non vorrebbero venisse oggi ripetuta quella procedura.