Pagina a cura di Ignazio Marino  

Il contributo integrativo riscosso dal dottore commercialista sarà utile a rendere la sua (futura) pensione più adeguata al costo della vita. I ministeri vigilanti, infatti, hanno dato ieri il via libera definitivo alla delibera proposta dalla Cassa di previdenza approvata con voto unanime a fine giugno dall’assemblea dei delegati (si veda ItaliaOggi del 27/06/2012). La riforma, che si rifà alla legge Lo Presti (133/2011), prevede l’accredito di una quota parte (un quarto) del contributo integrativo (oggi al 4%, ma potrebbe salire fino al 5%, pagato dal cliente) sul montante dell’iscritto in cambio di un innalzamento dell’aliquota soggettiva che, però, l’ente previdenziale ha già portato al 12% con un precedente intervento (si veda ItaliaOggi del 9/2/2012). Dunque la Cassa di previdenza guidata oggi da Renzo Guffanti offrirà agli iscritti due meccanismi premiali.

La prima leva. Con la delibera sull’aliquota di computo approvata poco più di un anno fa è stato innalzato il contributo soggettivo dal 10 al 12%. Un incremento che garantirà agli iscritti importi percentualmente superiori alla contribuzione effettivamente versata: si paga, per esempio, il 12% ma sul montante individuale verrà accredito l’equivalente del 15%. Tale premialità, nel rispetto del principio di equità intergenerazionale, sarà collegata e crescente al crescere del numero di anni che l’iscritto vanta nel sistema contributivo.

La seconda leva. La delibera che si rifà alla Lo Presti aggiunge, dunque, un nuovo vantaggio per gli iscritti poiché consentirà il miglioramento graduale della prestazione pensionistica anche per quei soggetti non dotati delle maggiori capacità reddituali o di risparmio. Visto che nel salvadanaio del professionista finiranno risorse aggiuntive versate dai clienti attraverso il contributo integrativo. Che per resta al 4% ma avrà una diversa spendibilità. Per l’ente questa misura avrà il pregio di attrarre nel sistema quote di volumi di affari oggi sviluppati per il tramite di veicoli alternativi a quelli prettamente professionali.

Un lungo iter. Nel commentare con soddisfazione la conclusione di un lungo iter, l’Aidc ricorda che risale al 2008 (sotto la presidenza di Antonio Pastore) la prima richiesta della Cnpadc ai ministeri vigilanti di utilizzare una parte del tesoretto che la cassa mette da parte ogni anno con il contributo integrativo (che il professionista riscuote e versa per intero alla cassa) per rendere le pensioni dei giovani in prospettiva più adeguate. Dopo un lungo silenzio la bocciatura informale della richiesta per la mancanza di una norma di riferimento, quest’ultima arrivata solo nel 2011 con la legge 133. Da qui la riproposizione di una delibera simile a quella di tre anni prima che ieri, dopo quasi nove mesi di attesa, ha avuto l’ok definitivo.