di Giuseppe Di Vittorio  

Tobin tax, gettito in salita. A poco più di due giorni dalla piena operatività della tassa sulle transazioni finanziarie il controvalore degli scambi giornalieri utile ai fini del calcolo della base imponibile risulta inferiore di almeno un 25% rispetto alle stime del governo. Il controvalore degli scambi giornalieri era stato stimato a 2,55 miliardi di euro: venerdì, il giorno di prima applicazione, gli scambi lordi si sono attestati a 1,90 miliardi euro. Comportando dunque un minor gettito del prelievo. Tutto ciò riguarda ovviamente solo la parte domestica delle entrate che porterà la tassa. Dall’estero dovrebbe arrivare, infatti, altro gettito, sulla cui certezza e quantità i dubbi sono ancora maggiori. Anche se il provvedimento del direttore dell’Agenzia dell’entrate di venerdì scorso (si veda ItaliaOggi del 2 marzo) ha completato il quadro di riferimento normativo individuando i paesi con i quali l’Italia non ha accordi tali da agevolare il recupero della tassa. Va ricordato che nel bilancio dello Stato sono previste entrate da imposta di bollo su transazioni finanziarie all’estero su titoli tricolori pari a 770 milioni di euro (il 65% del gettito complessivo a regime). Il provvedimento di venerdì scorso ha messo nero su bianco che l’Italia ha accordi per il recupero dei crediti fiscali con l’estero solo con 27 paesi dell’Unione europea più l’Islanda. Fra i 28 paesi dell’elenco, soltanto 3 o 4 sono degni di nota finanziariamente (Regno Unito, Lussemburgo, Germania e Olanda). Restano escluse, ad esempio, le piazze finanziarie dell’Asia ma anche la più ristretta Wall Street. Si possono intuire le difficoltà che si incontreranno a riscuotere le somme in queste piazze. Difficoltà che non sono le uniche. Perché ad esempio soggetti stranieri dovrebbero continuare a negoziare titoli italiani colpiti dalle tasse, quando sulle azioni di tutto il mondo (escluso la Francia) l’imposta non si paga? Per la verità i tecnici delle Finanze una riduzione dei volumi l’hanno prevista, ed è di circa il 30%. Forse fin troppo ottimistica. Tornando al debutto della tassa, nel primo giorno di applicazione il calo del controvalore (la base imponibile) è stato dell’1,5%, poco pronunciato rispetto al giorno precedente, quando la Tobin non c’era. La flessione diventa più vistosa rispetto alla media giornaliera del 2012 (-20%). Ben poca cosa dovrebbe infine arrivare dai derivati e dall’imposta sul trading ad alta frequenza, preventivate rispettivamente in 40,4 e 0,5 milioni di euro.