Roma F ino a qualche anno fa in sede di contrattazione il lavoratore dipendente di un’azienda si aspettava pensioni complementari, asili nido, sabbatici, addirittura bonus finanziari: adesso invece il benefit più richiesto e apprezzato è il fondo sanitario integrativo, magari esteso ai familiari. E i dirigenti sono in prima linea su questo fronte, anche perché il loro fondo di sanità intergativo, il Fasi, è riconosciuto come uno dei migliori. Lo rileva un’indagine condotta dalla G&G su un campione di 2460 intervistati tra dirigenti aziendali, dirigenti in pensione e lavoratori non dirigenti. Di loro, il 74% è convinto che le risorse disponibili per la sanità pubblica nei prossimi cinque anni diminuiranno molto, il 56% è sicuro che la qualità delle cure peggiorerà, il 33% prevede che il Ssn non potrà garantire lo stesso livello di cura di oggi. E non a caso l’82% è convinto che la sanità integrativa, assai più delle assicurazioni sui rischi e della stessa previdenza, diventerà appunto il benefit più cercato dai lavoratori. C’è di più: stringendo il campo ai soli imprenditori, il 79% degli intervistati sostiene che la sanità integrativa contribuisce a migliorare la produttività, il 75% è convinto che contribuisce a migliorare la qualità del prodotto e il 69% afferma che concorre a migliorare i risultati economici e finanziari dell’azienda. «Le imprese sono portatrici di una nuova consapevolezza », ha commentato Stefano Cuzzilla, presidente del Fasi, al convegno “Sanità integrativa per un welfare sostenibile” in cui è stata presentata l’indagine G&G. Nella stessa occasione Vittorio Occorsio, presidente del Centro italiano per la sanità digitale, ha chiarito che la sostenibilità dello stesso sistema sanitario è legata, oltre che a un uso più esteso delle tecnologie in medicina, al partenariato pubblico-privato: le strutture del Ssn esistenti, spesso di ottima qualità, possono essere valorizzate con una sempre più stretta partnership con i fondi sanitari senza duplicazioni né sprechi, ma anzi attribuendo alle strutture pubbliche nuove vitali risorse. «In Italia – ha aggiunto Occorsio – la spesa sanitaria è di 110 miliardi e quella privata intorno ai 30. Di questi, non più del 13% è a carico di enti diversi: in America la quota è del 23%, in Francia del 34. La quota italiana è divisa fra il 3% delle assicurazioni private e il 9% dei fondi integrativi. Di fatto una quota minima della popolazione è coperto da una sanità complementare e ci sono ampi spazi di crescita». Il presidente del Fasi, il fondo della sanità integrativa per i dirigenti, Stefano Cuzzilla