di Roberta Castellarin e Paola Valentini

L’Inps sta inviando le lettere ai 65 mila lavoratori esodati salvaguardati dal primo intervento del ministro Elsa Fornero, dopo la riforma del 2012 che ha posticipato l’età di addio al lavoro. In queste lettere si indica anche la data di decorrenza della pensione che spetterà a questa platea di occupati che si trovavano della difficile situazione di aver lasciato il lavoro e dover aspettare anche cinque o sei anni per poter ricevere la pensione pubblica.

Si tratta di lavoratori che, in procinto di ritirarsi per aver raggiunto l’età o degli anni di contributi versati secondo le precedenti normative, avevano stipulato un accordo con il proprio datore di lavoro.

Ma i nuovi limiti di età e le nuove regole introdotte dalla riforma Fornero allungano notevolmente i tempi per la pensione mettendo in difficoltà tutti coloro che si trovano in queste condizioni. Nei prossimi mesi, poi, arriveranno comunicazioni simili agli altri due scaglioni di esodati che nei mesi scorsi sono stati esentati dalla riforma delle pensioni, per un totale di 130 mila lavoratori. Per tutti gli altri, se il nuovo Governo non apporterà correzioni, valgono le nuove regole entrate di fatto in vigore quest’anno. L’età della pensione non è più fissa ma dipende dalle aspettative di vita. Sono stati poi parificati i requisiti di vecchiaia tra uomini e donne. «Per questo motivo dall’età di inizio contribuzione di 27 anni in poi i dati per uomini e donne, per i casi e per lo scenario di allungamento della speranza di vita simulati, coincidono», spiega Andrea Carbone di Progetica, società di consulenza indipendente che ha elaborato per MF-Milano Finanza le età di pensionamento post riforma. «Per la pensione anticipata, ovvero i precedenti 40 anni di contribuzione, oggi aumentati e incrementati per la speranza di vita, invece permane un anno di differenza, che riguarda appunto chi ha iniziato a lavorare presto», prosegue Carbone. «Per le donne lavoratrici autonome cambia la parte relativa all’opzione contributiva per le nate fino al 1957, il requisito infatti è differenziato tra dipendenti ed autonome».

Si tratta di un ultimo retaggio della tradizionale differenziazione dei requisiti tra dipendenti ed autonomi, oggi scomparso.

«Appare in alcuni casi evidente il gradino tra chi ha iniziato a lavorare prima e dopo il 1996», dice ancora Carbone. Per questi ultimi è stata considerata la possibilità di usufruire del secondo requisito di pensione anticipata (63 anni e tre mesi incrementati); un guadagno di almeno tre anni rispetto ai lavoratori pre-96, a patto che l’importo dell’assegno pensionistico sia almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale.

Se nell’assegno pubblico le differenze di trattamento tra uomini e donne sono destinate a sparire in pochi anni, anche nella pensione complementare le disparità tra sessi dovranno essere superate. La sentenza della Corte di giustizia europea di marzo 2011 ha abolito la deroga a partire da dicembre 2012 delle prestazioni unisex nel calcolo delle prestazioni pensionistiche. Questo vuol dire che non ci può essere più una differenziazione tra uomini e donne nelle tabelle di conversione usate da fondi e compagnie per trasformare il montante cumulato in rendita. In Italia le autorità di vigilanza hanno dovuto recepire le nuove regole. In particolare l’Authority dei fondi pensione Covip ha emanato una circolare che equipara le prestazioni di uomini e donne almeno per i fondi che non erogano rendite direttamente, ma tramite compagnie assicurative. Questa equiparazione farà sì che i pensionati uomini avranno assegni più bassi rispetto al passato, mentre per le donne la rendita è destinata a salire. Pensione di scorta sempre più necessaria visto l’andamento dell’economia italiana, che incide direttamente sulle future pensioni. Nel sistema contributivo infatti è previsto che il montante sia rivalutato in base alla media quinquennale del pil. Senza che sia previsto un intervento da parte dello Stato per arricchire la rendita, intervento che invece è presente per chi oggi ha una pensione calcolata con il vecchio metodo retributivo. (riproduzione riservata)