di Andrea Di Biase

Nonostante la debolezza dell’economia italiana, Intesa Sanpaolo è riuscita a chiudere il 2012 con un utile netto di 1,6 miliardi di euro, che le permetterà di distribuire ai soci circa 834 milioni (0,05 euro il dividendo proposto per le ordinarie e 0,061 euro quello per le risparmio) senza intaccare la solidità patrimoniale del gruppo bancario che, al pari del profilo di liquidità, è ulteriormente migliorata rispetto al 2011.

Al termine dello scorso esercizio l’istituto guidato da Enrico Cucchiani (arrivato inIntesa nel novembre 2011) poteva contare su un Core Tier 1 ratio dell’11,2% rispetto al 10,1% di fine 2011, mentre il Common equity ratio calcolato secondo le regole di Basilea 3 era del 10,6%, in miglioramento dal 9,9% di un anno prima. Sotto il profilo del funding, invece, a fine febbraio Intesa Sanpaolo aveva attività liquide per 120 miliardi e attivi stanziabili presso la Bce per circa 90 miliardi. Ma come è stato possibile per l’istituto milanese raggiungere questi risultati all’interno di un quadro macroeconomico difficile, caratterizzato da un basso livello dei tassi di interesse, da un elevato costo del funding, per via della crisi del debito sovrano italiano, e da un tessuto economico piegato dalla recessione? Analizzando il conto economico diIntesa Sanpaolo, anche alla luce dei chiarimenti forniti da Cucchiani agli analisti nel corso della conferenza telefonica di ieri pomeriggio, tre sembrano essere le leve sulle quali la banca ha agito per reggere l’urto della crisi.

La prima leva è relativa al controllo dei costi. Nel 2012 gli oneri operativi sono diminuiti del 2,5% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 8,96 miliardi, con un risparmio in valore assoluto di 224 milioni. La seconda leva è invece relativa ai ricavi. Nonostante la contrazione del margine di interesse (-3,6% a 9,43 miliardi) per via dei tassi bassi e per la decisione di non forzare sul lato degli impieghi (377 miliardi, in linea con la fine del 2011) a causa delle precarie condizioni dell’economia italiana, i proventi di Intesa Sanpaolo sono cresciuti complessivamente del 6,5% a 17,88 miliardi. Una crescita legata da un lato alla tenuta delle commissioni (5,45 miliardi) e dall’altro al risultato dell’attività di negoziazione (2,18 miliardi rispetto ai 920 milioni del 2011), che ha beneficiato dell’investimento in Btp (57 miliardi l’esposizione a fine 2012) della liquidità a basso costo fornita dalla Bce (Ltro) e dalle plusvalenze sul riacquisto dei propri titoli subordinati e a cui si è aggiunto il risultato dell’attività assicurativa (+53% a 828 milioni). Questa dinamica dei ricavi, come illustrato nel dettaglio nelle slide della presentazione (si veda la tabella in pagina), mostra che se da un lato l’attività bancaria tradizionale, più legata alla dinamica dei tassi e alla capacità di imprese e famiglie di rimborsare i prestiti, ha sofferto, dall’altro l’attività di trading e quella relativa alla gestione del risparmio (private banking, assicurazioni, Eurizon e Fideuram) hanno consentito a Intesa di raggiungere il miglior risultato operativo degli ultimi 5 anni a 8,96 miliardi (+17,3%) e, assieme al lavoro fatto sulle spese operative, un cost-income del 49,8%.

Il terzo elemento necessario a inquadrare i risultati 2012 di Ca’ de Sass riguarda la qualità del credito. Alla vigilia dell’approvazione dei conti c’era infatti grande incertezza per il possibile impatto, in termini di ulteriori rettifiche e accantonamenti, sul bilancio di Intesa Sanpaolo delle verifiche condotte dalla Banca d’Italia sul portafoglio crediti dei principali istituti italiani. L’ispezione di Via Nazionale, stando a quanto dichiarato da Cucchiani agli analisti e dalle risultanze del conto economico, si è tuttavia chiusa senza particolari rilievi sulla politica di contabilizzazione e copertura dei crediti dubbi applicata da Ca’ de Sass. Le rettifiche nette sui crediti relative all’intero 2012 sono state pari a 4,71 miliardi (+11% sul 2011) con un livello di copertura degli attivi deteriorati del 44,9% a fronte di una media dei principali concorrenti italiani del 31,8% (dato al 30 settembre 2012). Si tratta di risultati sostenibili anche per l’esercizio in corso? Nel corso della presentazione agli analisti Cucchiani non si è sbilanciato. Molto dipenderà dall’andamento generale dell’economia, sul quale avrà un impatto anche l’evoluzione del quadro politico italiano. «In Italia», ha spiegato Cucchiani, «l’incertezza politica rimane alta, mentre continua la situazione di crisi economica ed è probabile che le riforme strutturali subiranno ritardi a causa dell’attuale contesto politico». (riproduzione riservata)