I lavoratori stranieri più a rischio degli italiani sul fronte infortuni, anche perché maggiormente impiegati in settori più «pericolosi». In particolare, il rischio di morire sul lavoro per uno straniero è del 50% più alto di quello di un lavoratore italiano. È quanto emerso in un convegno dell’Anmil, l’Associazione nazionale invalidi e mutiltati sul lavoro, che ha presentato il progetto «Cis – Cultura integrazione sicurezza», realizzato insieme all’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e finanziato dal ministero del lavoro. Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri costituiscono il 15,9% del totale nazionale, ha spiegato l’Anmil, ma il tasso medio di incidenza infortunistica relativo agli immigrati è di circa 40 infortuni per mille occupati contro i 30 infortuni ogni mille occupati degli italiani. Il divario tra le due percentuali è legato in primo luogo al fatto che gli stranieri sono occupati in prevalenza in settori ad alto rischio come l’edilizia, la metallurgia e l’agricoltura, ma un forte ruolo lo giocano anche le difficoltà di comunicazione e comprensione.