Quello di costruirsi una pensione di scorta è un problema che, prima o poi, tutti i lavoratori devono affrontare. Perché la «coperta» della pensione pubblica (Inps, Inpdap ecc.) si è ridotta talmente da non riuscire più a garantire una rendita (la pensione) oltre la metà dell’ultimo stipendio. C’è un dato specifico che misura questo effetto: si chiama tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria, ed è comunemente indicato dal rapporto fra la prima rata che si riscuoti quando si va in pensione e l’ultimo stipendio percepito. Avere un’idea, fin da quando si inizia a lavorare, di quanto sarà il tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria è importante per valutare se la pensione potrà garantire un tenore di vita adeguato. La Ragioneria generale dello stato effettua regolarmente calcoli sull’andamento del tasso di sostituzione negli anni a venire. Per esempio secondo l’ultimo rapporto pubblicato, che tuttavia non tiene conto delle modifiche introdotte con la riforma Fornero, per un giovane lavoratore dipendente che entra oggi per la prima volta nel mercato del lavoro e che andrà a riposo dopo il 2040, otterrà una pensione che grosso modo sarà pari al 60% dell’ultimo stipendio lordo, ipotizzando una figura tipo di lavoratore con 67 anni di età e 37 anni di contributi versati senza interruzioni. Invece, per un giovane lavoratore autonomo che va in pensione alla stessa età e con gli stessi contributi versati, il tuo assegno sarà pari a circa il 40% dell’ultimo reddito lordo da lavoro.
Per questo, dunque, è necessario costruirsi una pensione di scorta. A tal fine, le diverse tipologie di forma pensionistica complementare a cui rivolgersi sono:
 

– fondi pensione negoziali: sono forme pensionistiche complementari istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale. A questa tipologia appartengono anche i fondi pensione cosiddetti territoriali, istituiti cioè in base ad accordi tra datori di lavoro e lavoratori appartenenti a un determinato territorio o area geografica;

– fondi pensione aperti: sono forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (sgr) e società di intermediazione mobiliare (sim)

– piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (pip): sono forme pensionistiche complementari istituite dalle imprese di assicurazione; 

– fondi pensione preesistenti: sono forme pensionistiche così chiamate perché risultavano già istituite prima del dlgs n. 124/1993 che ha disciplinato la previdenza complementare per la prima volta.