Che i risparmiatori italiani fossero esterofili era noto. Ma ora, con la fiducia che si fa sempre più scarsa nella capacità di soluzione dei problemi nazionali, si rivelano essere tra i più propensi (e non solo tra gli europei) a valutare possibili investimenti sui mercati internazionali. Lo rivela un’indagine commissionata da Legg Mason asset management a Northstar ed effettuata tra dicembre 2012 e febbraio 2013 su un campione di più di 3 mila investitori con patrimonio gestito di almeno 200 mila dollari e residenti in 13 Paesi. Di questi, gli italiani sono stati circa 200. Dallo studio emerge che il 55% degli investitori che deve ancora prendere posizione a livello internazionale è fermamente intenzionato a valutare opportunità sui mercati esteri, percentuale che supera di molto quelle di tutti gli altri Paesi europei (è del 25% in Germania, del 20% in Francia e del 24% negli Stati Uniti). «L’investitore italiano ha intrapreso un percorso di internazionalizzazione degli investimenti», sottolinea Marco Negri, country head Italia di Legg Mason. E, andando nello specifico, coerentemente con la propensione degli italiani all’investimento obbligazionario, il 57% di essi considera l’estero come area di investimento per il comparto azionario mentre il 68% intende farlo per il reddito fisso. L’Europa (escluso il Regno Unito) resta comunque in cima alle preferenze (64%), seguita dagli Usa (63%), dai Paesi emergenti non-Bric e dal Brasile (62%), l’India (60%) e la Cina (59%). Fanalino di coda è la Russia.

Ma un altro dato è emerso. Per gli italiani, da cinque anni a questa parte, si punta all’ investimento in prodotti che generano reddito tramite cedole o dividendi. Questi rappresentano una priorità per circa 7 investitori su 10 a livello mondiale, con una punta proprio in Italia, dove 9 investitori su 10 ritengono estremamente importante scegliere prodotti che generano un reddito periodico per proteggere la propria ricchezza, anche perché i risparmiatori italiani sono tra i più preoccupati al mondo per l’aumento delle tasse sui loro investimenti, secondi solo alla Francia. Non a caso coloro che in Italia utilizzano prodotti che generano reddito, nel corso di quest’anno intendono riequilibrare il portafoglio aumentando il mattone (35%), i prodotti a rendita garantita (34%), i bond investment grade (29%). (riproduzione riservata)