Il picco delle azioni di pirateria al largo della costa della Nigeria, ricca di petrolio, dimostra che le bande vogliano spingersi sempre più lontano e usare tattiche più violente, aumentando il rischio per le aziende che operano in quello che è il più vasto produttore di energia dell’Africa.

I pirati hanno chiesto un riscatto di 200 milioni di naire (1,3 milioni di dollari) per il rilascio di sei stranieri rapiti di recente, l’ultimo dei cinque attacchi nelle acque nigeriane di febbraio.

I funzionari di Exxon Mobil e di Shell hanno dichiarato che la sicurezza è uno dei problemi maggiori in Nigeria e che, tra tutti i paesi che producono petrolio, è il più costoso in termini operativi.

“Non si assisteva ad un aumento del genere di rapimenti in mare nel Delta del Niger dal 2010,” ha affermato Tom Patterson, analista del rischio marittimo presso Control Risks.

Le compagnie petrolifere e quelle marittime devono assumere squadre per la gestione delle emergenze, devono pagare elevati premi assicurativi e devono affrontare la prospettiva di pagamenti di riscatto, oltre a prepararsi a riparare il danno alla propria reputazione.

Allo stesso tempo, i pirati stanno diventando più ambiziosi.

Tre membri dell’equipaggiamento sono stati rapiti il 7 febbraio dalla nave da carico inglese Esther C, 80 miglia al largo, la massima distanza che i pirati hanno raggiunto nel golfo di Guinea.

Un membro dell’equipaggio filippino è stato ucciso quando un uomo armato ha attaccato una chimichiera tre giorni prima. Ciò rappresenta il primo caso confermato di un membro dell’equipaggio nelle acque nigeriane ucciso su una nave che era difesa da una squadra armata privata, l’impresa di sicurezza AKE.

I principali sospettati per la maggior parte degli attacchi sono le bande nigeriane per il petrolio chiamate “bunkering”, che hanno già effettuato furti rudimentali su scala industriale nelle restanti paludi del Delta del Niger.

Il ministro del petrolio della Nigeria ha affermato questa settimana che il furto di petrolio, che può ammontare a 150.000 barili a giorno, era frutto del lavoro di un sindacato criminale internazionale.

Gli esperti di sicurezza credono anche che gli ufficiali di sicurezza nigeriani e i politici siano complici del furto di petrolio e della pirateria.