Il giudizio su Generali è complessivamente positivo. Anche se leggendo i report pubblicati dalle principali società di analisi internazionali venerdì 15, all’indomani della diffusione del bilancio 2012 della compagnia assicurativa triestina, il voto che sembrano esprimere per ora (in attesa di altre notizie) appare di ampia sufficienza e non appare in linea con lo stupefacente +9,3% che Piazza Affari ha assegnato al titolo Generali il giovedì precedente, appena resi noti i conti.

Gli apprezzamenti non mancano, a cominciare da quello di Davide Serra, responsabile di Algebris, che aveva dato filo da torcere alla precedente gestione diGenerali e che in un tweet pubblicato subito dopo la presentazione del bilancio ha scritto: «Grande inversione di Greco dell’utile operativo. Perissinotto (il precedente amministratore delegato, ndr) ha lasciato un buco da 1 miliardo agli azionisti: la buona contro la cattiva Italia».

A superare le previsioni degli analisti è stato in particolare l’andamento positivo del ramo Danni, con il combined ratio, l’indice che misura la profittabilità (più basso è meglio è) che è sceso al 96,7% grazie soprattutto all’ottima performance dell’ultimo trimestre dell’anno scorso (92,8%). Non era facile raggiungere il traguardo, considerando che nel 2012 a far salire i costi dei sinistri ci si erano messe pure le catastrofi naturali, prima tra tutte il terremoto dell’Emilia Romagna. Per il resto, però, la gran parte dei consigli degli analisti sul titolo è neutral oppure hold (mantenere) e tutti stanno a guardare come procederà il piano di dimissioni. «C’è un forte impegno non solo a chiudere la cessione di Generali Usa e Bsi, ma a proseguire con ulteriori dismissioni per arrivare ai 4 miliardi di incasso promessi», hanno sottolineato gli analisti di Equita, i quali non escludono che a breve possano essere dati altri incarichi per nuove cessioni e ipotizzano che le vendite possano coinvolgere anche l’America Latina. Anche se il management di Generali è consapevole che, per quanto riguarda Bsi, il più grande dei due asset da cedere, il prezzo sarà inferiore al book value di 2,3 miliardi. «In ogni caso le dismissioni sono una priorità e, da quello che abbiamo capito, il management punta a chiudere le cessioni entro l’anno e possibilmente anche prima pure a un prezzo inferiore ai valori di carico», dicono da banca Akros.

Dismissioni a parte, gli analisti sottolineano come le svalutazioni siano state la vera sorpresa di questo bilancio (1,68 miliardi), ma con pochi danni alla solidità del gruppo perché gran parte degli impairments era già stati scontati nel solvency ratio e nel patrimonio netto. Come dire, vedersi mostrare un utile netto di appena 90 milioni rispetto alle stime di 1 miliardo non deve essere stato piacevole, ma guardando alla sostanza l’impatto è stato praticamente nullo. Anzi, per tentare di spiegare il boom registrato dal titolo giovedì 14 gli analisti di Banca Akros fanno proprio riferimento al fatto che le azioni, nelle giornate precedenti, aveva scontato i timori che le svalutazioni «potessero erodere il già debole solvency ratio (anzi cresciuto al 150% a fine 1012, ndr)». Oltre ai rischi di una crescita dei contenziosi legali, anche contro il management precedente. Pericolo, quest’ultimo, evitato dopo che venerdì 15 Greco ha smentito manovre in tale direzione: «Non facciamo gli storici, siamo qui per gestire il presente e il futuro», ha dichiarato il manager chiamato lo scorso agosto a prendere il posto di Perissinotto.

Sullo sfondo resta però il confronto con i concorrenti internazionali (per molti analistiGenerali è più cara di Axa) e c’è poi una nuova variabile che potrebbe creare qualche incertezza al gruppo italiano. «Siamo diventati più cauti su Generali per via della crescita del rischio politico in Italia», hanno dichiarato gli analisti di Intermonte, che pure apprezzano il piano strategico in quanto «il Leone è in buone mani» e il gruppo «ha imboccato la strada giusta». Ma in ogni caso, gli esperti di Bank of America, Merrill Lynch sono convinti che «Generali rimanga un caso interessante su cui possono investire i risparmiatori convinti che l’Italia (che per il gruppo rappresenta il 30% del business, ndr) resti un buon mercato su cui puntare». (riproduzione riservata)