di Anna Messia

Consiglio da amministrazione da snellire ma compensi da mantenere invariati, perché già in linea con la prassi internazionale. Sono queste le raccomandazioni del cda uscente di Generali agli azionisti del Leone in vista dell’assemblea del 30 aprile che dovrà nominare il nuovo consiglio di amministrazione che durerà in carica fino all’approvazione del bilancio 2015. L’invito a ridurre il numero dei componenti del prossimo consiglio dagli attuali 15 a 11-13 è contenuto nel «parere di orientamento agli azionisti su dimensione e composizione del consiglio di amministrazione» che è stato pubblicato ieri e che viene espresso dall’attuale board della compagnia guidato dal ceo di gruppo Mario Greco. Attualmente lo statuto di Generali prevede che il cda sia composto da un numero compreso tra 11 e 21 componenti. Nel 2010 l’assemblea aveva fissato il numero a 19. Successivamente lo ha però ridotto a 17 e oggi, per effetto di due uscite, è pari a 15 consiglieri. Secondo il parere del consiglio di amministrazione in carica, che ovviamente in qualche modo riflette anche il punto di vista degli azionisti, «un numero elevato di membri nel consiglio non sempre consente un’efficace interazione nelle riunioni e il contributo di ciascuno dei componenti di un board numeroso non è sempre ottimale». Non solo. La presenza di molti amministratori, rileva ancora il consiglio di amministrazione, determina poi l’esigenza di istituire un comitato esecutivo. Un organo, quest’ultimo, «sconosciuto in molti ambiti extranazionali, la cui presenza non è sempre sinonimo di buona governance societaria». Secondo il consiglio di amministrazione uscente, una chiara maggioranza del cda dovrebbe poi essere espressa da «soggetti indipendenti, così da consentire al consiglio di potersi far supportare dal contributo di comitati costituiti, secondo la best practice internazionale e nazionale, da amministratori indipendenti». Oggi il board è formato per il 60% da indipendenti. Non mancano poi i pareri per evitare che i consiglieri Generali abbiano un numero eccessivo di incarichi in altre società. Il consiglio attuale, in particolare, considera compatibile con «un efficace svolgimento dell’incarico di amministratore della società un limite di due incarichi per gli amministratori esecutivi». In pratica un amministratore esecutivo di Generali non dovrebbe avere più di un altro incarico in un’altra società. Mentre un consigliere non esecutivo non dovrebbe avere complessivamente più di cinque incarichi.

Per quanto riguarda infine il pacchetto retributivo degli amministratori, composto oggi da una parte fissa di 100 mila euro lordi (con un incremento del 50% per chi è nel comitato esecutivo) e da una parte variabile, pari allo 0,01% dell’utile consolidato (fino a 300 mila euro) da ripartirsi in parte uguali tra i consiglieri, il parere è di «adeguatezza» alla luce anche di un confronto con un panel di concorrenti. Considerato adeguato anche il gettone di presenza per ciascuna seduta di 4 mila euro più il rimborso della spese. (riproduzione riservata)