di Andrea Di Biase

L’assemblea degli azionisti di risparmio di categoria A di Fondiaria-Sai, che si è riunita ieri mattina a Milano, ha bocciato la delibera presa dall’assemblea straordinaria della compagnia nel giugno scorso relativa all’aumento di capitale da 1,1 miliardi necessario al salvataggio della società e alla successiva integrazione con Unipol.

I portatori di azioni di risparmio di categoria A (in assemblea era presente il 40% del capitale) hanno inoltre dato mandato al rappresentante comune, l’avvocato Dario Trevisan, di esercitare tutte le azioni legali necessarie ai fine dell’impugnazione delle delibere sull’aumento di capitale ma, allo stesso tempo, di «soprassedere, interrompere, rinunciare a ogni azione legale» qualora FonSai, oggi controllata da Unipol, accettasse di procedere alla conversione delle azioni di risparmio di categoria A in azioni di risparmio di categoria B nel rapporto di 1 a 177, previo pagamento di 13 euro per ogni azione di risparmio A così da salvaguardarne il privilegio.

L’assemblea dei portatori di azioni di risparmio di categoria A ha dunque aderito alla ricostruzione di Trevisan (contestata da FonSai), secondo cui le operazioni sul capitale della compagnia controllata da Unipol «hanno avuto un effetto lesivo» sui diritti patrimoniali della categoria.

L’avvocato in assemblea ha però integrato le sua proposta sulle azioni legali contro delle delibere ritenute «inefficaci» e «inopponibili» alla categoria chiedendo mandato per trattare contestualmente con il vertice di FonSaila conversione delle azioni A in titoli di categoria B. In caso di conversione si metterebbe fine, ha sottolineato Trevisan, «a tutti gli effetti distorsivi che determina la struttura di distribuzione del dividendo» sulla categoria e dunque le azioni legali non verrebbero proseguite. «Io parto subito con l’azione legale», ha chiarito il rappresentante comune, «ma sono qui per cercare una soluzione: non a caso ho chiesto il mandato per dialogare con la società anche nei termini della proposta. Spero di non andare in tribunale e che prevalga il buon senso». Nei giorni scorsi Trevisan aveva già inviato al cda di FonSai, guidato da Carlo Cimbri, una richiesta di conversione delle azioni A in B per chiudere il contenzioso in corso. La distribuzione di dividendi arretrati pari a 13 euro per ciascuna azione di categoria A «comporterebbe per la società un esborso di circa 16 o 17 milioni in riserve, ma chiuderebbe la questione», ha concluso Trevisan. Da parte sua FonSai, come anticipato nella relazione preparata in vista dell’assemblea, si conferma disposta a valutare le proposte, fermo restando che diversi pareri legali già raccolti definiscono le attuali richieste dei soci di risparmio «prive di ogni fondamento». (riproduzione riservata)