Fervono i preparativi in vista di fine marzo, quando si terrà l’assemblea annuale di Assogestioni per il rinnovo per il prossimo triennio dei vertici dell’associazione del risparmio gestito presieduta dal 2010 da Domenico Siniscalco. È un appuntamento importante anche alla luce del peso, in termini di raccolta, conquistato negli ultimi anni in Italia dai gestori internazionali.

Proprio per questo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, l’intenzione dei gruppi esteri sarebbe ora quella di chiedere un aumento del numero dei propri rappresentati negli organi di comando dell’associazione.

A partire dal consiglio direttivo, dove l’obiettivo è avere cinque money manager, dai tre attuali, su 23 membri in totale. Oggi infatti siedono in consiglio direttivo Sergio Albarelli (Franklin Templeton), Lorenzo Alfieri (Jp Morgan Asset Management) e Luca Di Patrizi (Pictet). Mentre nel comitato esecutivo c’è solo un rappresentante estero su nove (Albarelli) e qui l’intenzione è di averne due Nel collegio dei revisori gli esteri sono invece due su quattro: Luca Tenani (Schroders) con Sergio Trezzi (Invesco) come revisore supplente. Proprio per prepararsi alle elezioni di fine marzo nei giorni scorsi i gruppi esteri associati ad Assogestioni hanno votato la rosa di rappresentanti da proporre alle prossime elezioni. I cinque money manager che hanno ricevuto più preferenze sono risultati Albarelli, Alfieri, Tenani e le new entry Mauro Castiglioni (Dws) e Vittorio Ambrogi (Morgan Stanley Investment Management). D’altra parte oggi i fondi dei gruppi esteri hanno raggiunto un patrimonio record di 124 miliardi, pari a oltre un quarto dell’industria italiana. In testa c’è proprio Franklin Templeton, che a fine gennaio ha raggiunto 24,5 miliardi di patrimonio, confermandosi primo tra gli esteri in Italia. Il gruppo negli ultimi tre anni ha registrato una raccolta di 16 miliardi. Una crescita ottenuta grazie alle reti di promotori e private banker. Le reti infatti, rispetto alle banche, hanno puntato sui fondi privilegiando quelli di matrice estera per fornire al cliente maggioro diversificazione e scelta. Senza dimenticare le performance. Si spiega così il successo della francese Carmignac, che gestisce in totale 53 miliardi contro gli 8 di sette anni fa. Un boom dovuto alla raccolta del fondo Patrimoine, che nel 2008, anno nero per i mercati con perdite medie del 30%, ha messo a segno una performance positiva dello 0,01% ed è diventato il caso di scuola degli asset manager esteri in Italia che puntano a seguire le orme di Carmignac. Che ora continua a investire. Dopo l’ingresso dell’ex Eurizon Capital Giorgio Ventura, che dal 2012 è a capo dell’Italia, Carmignac ha assunto altri due uomini da Eurizon: Michele Scolletta e Zaccaria Al Jundi, portando il team italiano a 9 collaboratori. Assume anche Raiffeisen International Fund che ha reclutato Luigi Brunetti (ex Aviva Investors). (riproduzione riservata)