Roberta Paolini

Roma E ffeti di nuovo in stallo. La settimana scorsa era atteso un cda del veicolo che custodisce il 2,15% di Generali per superare un impasse tra i soci, Ferak e Crt, che dura da mesi. Pareva si fosse arrivati alla convergenza sulla nomina di un consigliere super partes da far entrare nella lista di Mediobanca (il comitato nomine per le candidature è atteso per il 22 del mese, ma potrebbe slittare vista l’incertezza) per il rinnovo del cda del Leone, atteso a fine aprile. Un consigliere che fosse espressione dei veneti (al posto di Angelo Miglietta emanazione di Crt), ma che piacesse pure ai torinesi. Invece i due soci, come nei matrimoni in crisi, non riescono a trovare un punto di accordo. Ergo la riunione del consiglio è stata rimandata, forse a questa settimana. Forse. E a questo punto inizia a insinuarsi il dubbio. Ammettendo che Ferak e Crt si mettano d’accordo su un nome (forse una donna) non è detto, infatti, che questo riesca poi ad entrare nella lista di Mediobanca. Le liste del nuovo cda vanno infatti depositate 25 giorni prima l’assemblea degli azionisti del 30 aprile. Piazzetta Cuccia tirerà come sempre le fila. Si pensa ad un cda dimagrito di 13 membri, 11 spettano al listone di Mediobanca, 3 devono essere donne. Ma se si decidesse di presentare un consiglio con il minimo dei membri, e cioè 11, l’uomo di Effeti, ovvero di Ferak, potrebbe rimanere fuori dalla rosa dei nomi. Dalla partita Fonsai Unipol, come noto, i rapporti tra Meneguzzo e Mediobanca non sono idilliaci, anche se pare che

gli angoli si stiano leggermente smussando. Detto questo: nulla esclude colpi scena dell’ultimo minuto. In questi mesi Meneguzzo ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di mollare (anche perché Ferak tra partecipazioni dirette e indirette è di fatto il terzo azionista di Generali), spendendosi per riuscire a dirimere la faccenda, senza cedere un millimetro agli ex-amici, benché conviventi forzati in Effeti, di Torino. I legami che uniscono Trieste a Vicenza (passando per Treviso in Ferak ci sono come azionisti anche Andrea De Vido ed Enrico Marchi di Finint) sono stati a più riprese esaminati. Di quelli tra Generali e Palladio Finanziaria si è scritto molto. Dall’indagine interna promossa dal group Ceo di Generali Mario Greco era emerso che almeno un veicolo estero, in cui era presente come azionista il Leone, aveva acquistato titoli al portatore, 5 anni fa, emessi dalla Pfh1 (holding che ha la maggioranza di Palladio) in un’operazione di rafforzamento patrimoniale datata 2007. I titoli al portatore, tuttavia, possono passare continuamente di mano e comunque daranno diritto ad essere convertiti nel 24,5% del capitale della holding che controlla Palladio, solo nel 2017. L’altro legame che unisce Vicenza a Trieste è il fondo Veicapital, con una dotazione di mezzo miliardo di euro, che vede tra i suoi sottoscrittori oltre a Generali anche Intesa. Questo veicolo nasce con Palladio, ma è frutto della rilevazione da parte di Drago e Meneguzzo di parte del commitment di un fondo precedente, sempre di Generali, che non decollò mai: Valiance Infrastrutture. Nella mole di svalutazioni effettuata dal Leone nell’ultimo bilancio, il fondo di private equity dei vicentini è rimasto escluso, perché come ha detto il cfo Alberto Minali: “il fondo va bene”. Più complessa è la situazione di Finint. I ragazzi d’oro della finanza di Conegliano erano legati al Leone anche da un’amicizia personale tra l’ex group ceo di Generali Giovanni Perissinotto ed Enrico Marchi. Ora si trovano a dover affrontare una serie di scadenze che potrebbero ridisegnare la presenza in uno dei loro asset più importanti: Save. Il 24 ottobre 2013 va a termine il patto parasociale in Agorà, scatola che sta sopra Marco Polo Holding che a sua volta detiene la maggioranza relativa dell’aeroporto di Venezia. Dentro ad Agorà, insieme a Finint e Morgan Stanley, ci sono pure le Generali: hanno il 33,5% del veicolo, vale a dire il 13,64% di Save. I patti parasociali prevedono o che Generali possa vendere a Finint la sua partecipazione o che venga deliberata la scissione parziale di Agorà in favore di Generali stessa. Per riprendersi il pacchetto del Leone, a Finint, con i corsi attuali di Save, servirebbero all’incirca 72 milioni. Poi c’è un’altra scadenza. A inizio 2014 va in rimborso il bond convertibile (50 milioni di euro), sottoscritto sempre da Generali, che la compagnia con buona probabilità non intende convertire. Posto che il Leone è già azionista del gruppo di Conegliano con un 10% del capitale. A destra, nella foto, la sede di Generali a Trieste. Qui sotto, i principali azionisti del Gruppo Ferak: la famiglia Amenduni, con il 39,18 per cento, è al primo posto.